La fattura di questo violino è stata identificata su basi stilistiche nell'area cremonese. Il corpo, composto da un fondo in acero, da fasce in pioppo e da una tavola in abete, potrebbe essere verosimilmente opera di un liutaio della scuola di Nicola Amati. Non sono invece originali, ma prodotti al principio del Settecento, la testa, cioè la parte che comprende la cassetta dei piroli e il riccio, e il relativo manico innestato. Lo strumento ha subito diversi restauri per mano di almeno tre persone differenti. La tavola armonica ha subito le operazioni più invasive, in particolare la doppiatura totale del bordo e l'applicazione di un rinforzo interno che ne copre interamente la parte centrale. Secondo quanto riferito da Natale Gallini, questo esemplare sarebbe appartenuto al musicista e collezionista belga César Thomson (1857-1931), ultimo proprietario prima dell'ingresso in Museo.