Questo studio di macchina volante ad ala rotante rappresenta un unicum nella sterminato corpus leonardesco sull’argomento, in genere rivolto allo studio di macchine ad ala battente. Come Leonardo stesso scrive nella nota che accompagna il disegno, la vite se voltata con prestezza, si fa la femmina nell’aria e monterà in alto. Il modello è costituito da una base circolare fissa inscritta in una corona mobile, a sua volta collegata a un albero di trasmissione verticale. Sull’albero è montata una struttura elicoidale rastremata verso l’alto, collegata tramite tiranti alla corona rotante della base. Leonardo concepisce una struttura che si ispira alle forme elicoidali della natura, come nel caso dei semi d’acero che sono in grado di volare lontano ruotando su se stessi. Per la prima volta una struttura spiraliforme, già utilizzata fin dall’antichità in campo idraulico, viene applicata al volo e all’aria. Nelle note che accompagnano il disegno specifica le misure della base (8 braccia fiorentine, circa cinque metri) e i materiali: legno, corda e tela di lino inamidata. La macchina non avrebbe potuto funzionare visto il suo peso teorico e l’energia insufficiente prodotta dai quattro uomini che l’avrebbero messa in moto, almeno secondo l’interpretazione data dai progettisti del modello, Soldatini e Somenzi, che forse si è spinta più in la degli effettivi elementi tracciati da Leonardo. Probabilmente Leonardo pensava, nello studio di un prototipo in piccola scala, a un meccanismo azionato da una molla o da una fune. Egli stesso suggerisce di limitarsi a sperimentarne le potenzialità facendone un piccolo modello di carta, consapevole che la realizzazione in scala reale non avrebbe potuto mai funzionare soprattutto a causa dell’evidente mancanza di un motore adatto.