Il vortice

La lunga carriera artistica di Monfardini, che gli consentì di partecipare ad una Biennale di Venezia, trova le sue radici nella esperienza visiva del paesaggio padano e lombardo, che egli, soprattutto in età matura, ritrasse innumerevoli volte in modi sempre più convenzionali. Invece, l’opera che qui ammiriamo appartiene al periodo giovanile, in cui il pittore aderì con una sensibilità peculiare al movimento simbolista, che proprio in quegli anni defluiva in parte nella grande esperienza d'avanguardia del Futurismo. Così, questo quadro, che è conservato altrove in diverse repliche, mostra un groviglio di corpi e di anime capaci di comporre un vortice luminoso, in cui ogni esistenza è indissolubilmente intrecciata alle altre. Pare che lo stesso Umberto Boccioni ebbe a lodare questa composizione. Essa è difatti affine ad alcuni esiti del Maestro, in particolare al ciclo fondamentale degli Stati d’Animo. La dirompente creatività di Monfardini, che lo portò, anche come scultore, a perfezionare numerosissime creazioni nell’arco del Novecento, va dunque salutata con stima e rispetto. Egli fu pittore sincero, cercando sempre di tradurre sulla tela le impressioni della propria anima. Giunse spesso a risultati molto significativi, quale è appunto la rappresentazione di un universo abissale le cui finalità ultime restano ignote all’uomo.