Ventisei volti rappresentano le ventisei lettere dell’alfabeto, il nucleo originario della comunicazione scritta. Ai volti noti di personaggi famosi come Yuri Gagarin, Jimi Hendricks, Frida Khalo, Sergio Leone – tanto per darne un estratto -, JBROCK ha affiancato sei volti di persone a lui care, a partire dai suoi stessi familiari. La famiglia, gli amici più cari rappresentano la cellula primaria dell’istinto comunicativo, il laboratorio nel quale la nostra mente impara ad associare un valore evocativo al volto di un essere umano. Il potere comunicativo di un volto diventa nelle opere una riflessione sulla potenza iconica e sul valore evocativo di un viso, qualsiasi sia il suo carico emozionale. L’alfabeto dipinto sul muro di via dei Magazzini Generali ci ricorda che la comunicazione è uno dei valori centrali della società contemporanea. La galleria di ritratti a cielo aperto di JBROCK riattualizza in fondo il pensiero di Roland Barthes e il valore dei suoi Miti d’oggi (1956). «Il mito è un linguaggio», scriveva Barthes, e i ventisei ritratti di JBROCK giocano sull’ambivalenza tra il valore comunicativo dell’alfabeto e quello stesso del mito. Il suo muro comunica in fondo con un linguaggio hollywoodiano e, se è vero che a Los Angeles esiste una walk of fame, vale probabilmente la pena parlare di wall of fame davanti a questa galleria di ritratti ‘alfabetici’ di JBROCK.
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