L’opera di Kunlé Adeyemi affronta almeno tre temi complessi: il rapido processo di urbanizzazione (che in Africa nei prossimi anni sarà più drammatico che altrove), la carenza di mezzi per le infrastrutture necessarie a rispondere al fenomeno e i cambiamenti climatici, che aggiungono incertezza alla problematica della costruzione delle città nelle nazioni povere. Presto, gran parte della popolazione del pianeta sarà urbana. Come si bilanceranno due forze contrastanti? Da una parte milioni di persone che cercano un luogo dove vivere e, senza regole, inevitabilmente occuperanno tutto il suolo disponibile. Dall’altra, la necessità di avere suolo per la circolazione, lo spazio pubblico e i servizi urbani. Lo scontro sarà quindi tra il sovraffollamento e l’urbanizzazione selvaggia, tra l’espansione e la compressione.
L’inventività di Kunlé Adeyemi sta nell’aver creato un nuovo campo che sfugga alla dualità descritta: l’uso dell’acqua come mezzo per la consegna dei servizi urbani. Makoko è una baraccopoli di Lagos edificata metà sull’acqua e metà sulla terra. Molte case sono costruite su palafitte e invece di usare autobus, automobili biciclette, la gente si sposta in canoa. È un posto che letteralmente non ha terra a disposizione. In questo contesto, Kunlé ha ideato una scuola galleggiante. È stata creata terra dove non ce n’era e sono state efficacemente investite risorse in un ambiente estremamente dinamico e in continua evoluzione. La popolazione (la domanda) può modificarsi, rendendo l’offerta urbana obsoleta. Una scuola galleggiante è un modo intelligente per fornire un servizio e poter intervenire nel caso in cui la forma del luogo cambi nella transizione da informalità a formalità. Ma c’è dell’altro. La scuola galleggiante ha risposto a un’altra difficile sfida: i mutamenti del livello dell’acqua che non è gestito in maniera appropriata, mancando le giuste infrastrutture e gli investimenti pubblici. L’incertezza si è recentemente accentuata a causa dei cambiamenti climatici.
Alla Biennale, per sensibilizzare sull’argomento, si vedrà una vera scuola (il livello delle finiture è ancora da definire) che, dopo la mostra all’Arsenale, sarà trasferita in Africa contribuendo concretamente a questa triplice sfida.