Nei primi anni del Novecento, Giuseppe Pellizza (Volpedo, 1868-1907) affina la tecnica divisionista in cicli e opere dedicati ai temi dell’amore, della vita, del lavoro e della morte. In Membra stanche una famiglia di emigranti, lavoratori stagionali, si ferma per riposare lungo il cammino. Gli arabeschi delle nubi sembrano rispondere al percorso sinuoso del fiume Curone, mentre i massicci alpini hanno una forza espressiva simile a quella che sostanzia le figure del primo piano, isolate nei loro sentimenti. Con quest’opera l’artista del Quarto stato porta un forte contributo alla poetica simbolista, riconoscendo che la vera funzione sociale dell’arte sta nel risvegliare le corrispondenze tra l’uomo e la natura.