Una delle principali sfide che l’architetto deve affrontare nel processo di progettazione consiste nel tradurre i primi schizzi in realtà. Paulo Mendes da Rocha, architetto brasiliano, era solito affermare che l’architetto deve essere abbastanza abile da saper trasformare un’idea in una cosa; questo tentativo non dovrebbe soccombere a vincoli imposti dalla struttura e dalla costruzione. Tale abilità è legata anzitutto alla capacità di definire una forma e, contemporaneamente, di stabilire, già nelle linee dello schizzo, come questa forma verrà costruita. Affinché l’architetto sia in grado di controllare ciò che costruisce (e non il contrario), questi dovrebbe padroneggiare il processo di costruzione, prevedendo lo spessore e gli strati dei materiali, oltre ai sistemi di assemblaggio, cosicché il modo esatto in cui migliaia di pezzi si uniranno porti a un risultato sobrio, chiaro e preciso. Quando ciò accade, un’opera architettonica suscita emozione. Tuttavia l’industria edilizia sembra sostenere la mediocrità e il raggiungimento dello standard minimo (legge dello sforzo intellettuale e professionale), lanciando sul mercato sempre più prodotti per coprire gli errori e risolvere gli imprevisti che si verificano nei cantieri edili. Nella sua opera Cecilia Puga ha raggiunto picchi di bellezza e sobrietà lavorando con materiali e tecniche di costruzione molto rischiosi, nel senso che non lasciano margine di errore. Quando la struttura coincide con la finitura, non si possono nascondere gli errori che derivano dalla mancanza di previsione (la quale è, per definizione, la sostanza di un progetto). Nell’opera di Puga c’è qualcosa di unico, che consiste nel realizzare forme senza tempo, nonostante abbia optato per metodi di costruzione ad alto tasso adrenalinico. Puga esprime una delle capacità fondamentali, se non la sola, che un architetto dovrebbe avere, che attualmente è molto rara: mantenere fede al progetto dal primo schizzo alla costruzione finale, integrando la complessità delle forme costruite senza perdere l’essenza del progetto stesso. Così facendo, le sue opere riescono a diventare umilmente un semplice sfondo, mentre la vita diventa protagonista. Allo stesso tempo la sua architettura riesce a sostenere uno sguardo attento. Questa duplice condizione è alla base di qualsiasi costruzione di qualità.