Gulf Labor Coalition (GLC)
Fondata a New York, USA , nel 2011.
Ha base a New York.
Gulf Labor Coalition (GLC) è un gruppo autogestito di artisti, scrittori, architetti, curatori e altri operatori culturali che cerca di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori quando arte contemporanea, lavoro precario e capitale globale si intersecano. L’attenzione di GLC si è primariamente concentrata sulla costruzione di istituzioni culturali di stampo occidentale quali il Guggenheim Abu Dhabi Museum, ora in fase di realizzazione sull’isola di Saadiyat (detta anche “Isola della Felicità”) ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti (EA U). Abu Dhabi è una ricca città che produce gas e petrolio e importa grandi eserciti di lavoratori migranti, ma nega loro i diritti civili di base. GLC è nata da una campagna epistolare del 2010 durante la quale numerosi individui hanno incontrato i dirigenti del Solomon R. Guggenheim Museum di New York per discutere se fosse eticamente accettabile la partecipazione del museo al progetto di costruzione dell’isola di Saadiyat.
Un anno dopo si eè costituita la Gulf Labor Coalition che ha subito organizzato un boicottaggio del Guggenheim Abu Dhabi (GAD ). Da allora, quasi duemila artisti, curatori, scrittori e altri hanno aderito al boicottaggio, acconsentendo a non vendere le loro opere d’arte al GAD , a non accettare commissioni da parte del museo e a non partecipare a eventi da esso organizzati. Recentemente GLC ha concluso “52 Weeks”, una campagna durata un anno intero (da ottobre 2013 a ottobre 2014) alla quale artisti, scrittori e attivisti di diverse città e Paesi hanno partecipato fornendo ogni settimana un’opera, un testo o un’azione che mettendo in risalto l’assunzione coercitiva e le deplorevoli condizioni di vita e di lavoro degli operai migranti di Abu Dhabi. Molti degli esiti di tale iniziativa sono visibili online sul sito http://gulflabor.org/. Periodicamente membri di Gulf Labor visitano i campi di lavoro negli EA U per condurvi ricerche. Dopo l’ultima visita, l’equipe incaricata ha stilato un rapporto in cui riferisce il risultato delle proprie ricerche e formula alcune proposte. Da Gulf Labor sono derivate altre associazioni, fra cui: G.U.L.F. (Global Ultra Luxury Faction), un gruppo di azione diretta che ha occupato diverse volte il Guggenheim Museum di New York; Gulf Labor West, che evidenzia analogie tra le condizioni di lavoro nella regione del Golfo Persico e quelle degli operai migranti provenienti dal Golfo del Messico e dall’America Latina; e Who Builds Your Architecture (WBYA), un’iniziativa che fa pressione sulla categoria degli architetti per sensibilizzarli alla responsabilità etica nei confronti di chi lavora alla costruzione dei loro edifici.
Di recente membri di Gulf Labor hanno contribuito a organizzare The Next Helsinki, un concorso per la realizzazione di progetti in alternativa a quello proposto per il Guggenheim Helsinki. GLC svolge la sua attività in un contesto pubblico imperniato sullo sfruttamento creativo e tattico del nostro capitale culturale e sociale aggregato, sia che tale coercizione costituisca un progetto di ricerca, un’azione diretta nell’atrio di un importante museo, o una performance sul marciapiede di una città. GLC esige che non si chieda mai a nessuno di esporre opere, di esibirsi in performance o di insegnare in un ambiente costruito dalle braccia di operai maltrattati. Alla Biennale di Venezia, in una serie di presentazioni e discussioni plenarie organizzate in più giorni all’Arena nei mesi di luglio e agosto, Gulf Labor presenta un rapporto delle corpose ricerche effettuate di recente in India e negli EAU.