Uomo di grande energia e artista multiforme, Seguri divenne noto nella seconda parte della sua vita per opere di gusto padano in cui apparivano bizzarre creature, oppure donne e uomini schizzati con intensità espressionista. Ma egli, ancora giovane, ebbe modo di frequentare i protagonisti della Scuola Romana e dell’arte toscana, a cui fece più volte riferimento nella sua pittura e nella sua scultura. Artista vero, riuscì continuamente ad evolversi, giungendo infine a creare raffinate costruzioni fantastiche in cui la fantasia poteva liberarsi incontrando l’anima profonda della grande vallata. L’opera in questione, che venne esposta nel 1950 alla Biennale di Cremona, mostra un’avvenente fanciulla distesa seminuda tra la vegetazione. Il corpo, pur aggraziato, è nervoso ed espressivo. Il verde intorno a lei sembra radunarsi per consentire la breve esplosione della vitalità femminile, agghindata da calze viola.
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