Prendiamo un caffè? di Mumac ArchiveAssolombarda
“Prendiamo un caffè?” Quanti mondi, dichiarati o sottintesi, si dischiudono attraverso questa semplice frase. Davanti a un caffè si aprono prospettive, si concludono affari, si svelano amicizie e si rivelano amori. Il caffè attesta la nostra appartenenza a un mondo che evoca in ciascuno di noi vissuti ed emozioni diverse. Difficilmente ci chiediamo cosa ci stia dietro e, in particolare se è buono, le domande non emergono: semplicemente gustiamo il caffè.
Se invece qualcosa ci disturba, ci domandiamo “Come mai?”, ma il più delle volte non chiediamo maggiori approfondimenti.
Dentro una tazzina di caffè si cela un universo di persone, tecnologie, macchine, attenzione, innovazione, brevetti, cultura. Un universo che si può cominciare a capire guardando qualche volta oltre la tazzina, alzando gli occhi e cominciando ad osservare quello che viene prima: dalla mano che ha preparato e porge il caffè, alla manutenzione e attenzione prestata alle attrezzature, al macinadosatore che ha polverizzato sapientemente i chicchi, alla miscela (o la monorigine) che ha impiegato almeno nove mesi prima di giungere a noi, e, ovviamente, alla macchina per caffè che ha abilmente mescolato alla materia prima acqua, pressione e calore per renderci intatta tutta la migliore essenza di un’alchimia. Ecco le 5 M che compongono la sesta M: la magia di un buon caffè.
Storia del caffè espresso italiano
Gruppo Cimbali da oltre un secolo si prodiga per la realizzazione della magia del caffè, mescolando innovazione, tecnologia e design per sostenere e diffondere una conoscenza fondata su valori tramandati di generazione in generazione e culminata nella fondazione di MUMAC, il più grande museo di macchine per caffè professionali, e della sua Academy, il centro di eccellenza per la diffusione della cultura caffè e delle macchine per caffè.
MUMAC, museo delle macchine da caffèAssolombarda
E' proprio al MUMAC che si snoda una storia che partendo dagli albori arriva ai giorni nostri, raccontandoci anche, al di là delle macchine, come questa invenzione abbia accompagnato i cambiamenti sociali e di vita, dapprima dei consumatori italiani e poi di quelli nel mondo. MUMAC racconta non solo l’evoluzione di oltre 100 anni di storia dell’azienda ma, soprattutto, l’evoluzione della tecnologia e del design di un intero settore del made in Italy, esponendo macchine di tutti i brand.
L'eleganza del Liberty di Massimo FazioAssolombarda
Visitare Mumac significa ripercorrere cento anni di storia del costume e della società italiana. Si inizia dalle prime macchine a vapore, bellissime con i loro fregi liberty, ricercatissime per i locali raffinati ed esclusivi dei primi del Novecento dove il caffè veniva preparato rigorosamente dal fuochista patentato e servito al tavolo dal compìto cameriere.
Gli anni '50 di Matteo ValleAssolombarda
Si allarga poi il cuore davanti alle macchine poste sul bancone negli anni ’50 dove la crema caffè appare insieme alle prime televisioni e trasforma il caffè in bar, luogo di socializzazione, discussione e svago.
MUMAC, Museo della Macchina per Caffè di Archivio MUMACAssolombarda
Si giunge poi alle macchine elettroniche e a un confinamento della macchina sul retro bancone dei decenni successivi, chiave di volta per liberare spazio e far crescere il business di un consumo più frenetico, in piedi di corsa (il caffè “al volo”).
Si torna, infine, a un consumo più consapevole e narrato di una bevanda che ci appartiene sempre più, con macchine che ritornano sul bancone, di fronte al cliente, per coffee specialist che ci raccontano una storia antica in modo nuovo. Storie da riscoprire al MUMAC, il più grande museo di macchine per caffè al mondo.
Espresso
Espresso in italiano classico significa un prodotto ottenuto tramite spremitura o estratto al momento. Nell’uso quotidiano oggi intendiamo il caffè preparato espressamente per il cliente con un particolare metodo di estrazione, attraverso una macchina che eroga una bevanda molto concentrata, cremosa, dal gusto e dall’aroma intensi. La storia del caffè espresso affonda le sue radici nella Torino del 1884, quando Angelo Moriondo inventò per i suoi locali una macchina innovativa che permetteva ai macchinisti di servire velocemente diverse tazze. Solo nel 1902, però, Desiderio Pavoni realizzò e commercializzò in serie la macchina per caffè espresso con una caldaia mantenuta in pressione da un fornello a gas, su brevetto di Luigi Bezzera, mentre Pier Teresio Arduino assicurò la velocità di mescita e le dimensioni contenute alla sua “Vittoria Italiana”.
Design liberty di Matteo ValleAssolombarda
Il caffè di quegli anni era diverso da quello che intendiamo noi oggi per espresso: estrazione a vapore con pressione ad 1-2 bar ed erogazione “veloce” (in alcuni minuti!) significava avere in tazza in quantità maggiore rispetto ad oggi, di un prodotto nero, bruciato, amaro e bollente. Bisogna attendere un brevetto del 1938 e dieci anni dopo con il barista milanese Achille Gaggia la messa in produzione della prima macchina da espresso a leva con cui ottenere una pressione a 9 bar.
Gli inizi della crema caffè di Matteo ValleAssolombarda
Grazie all’inserimento di un meccanismo a pistoni che spingeva l'acqua attraverso la polvere di caffè ad alta temperatura non si utilizzava più il vapore e, invece di un caffè nero, si otteneva quel risultato in tazzina senza il quale oggi non considereremmo tale un espresso: la crema caffè.
La Cimbali
La Cimbali, entra in gioco negli anni ’30, periodo in cui Giuseppe Cimbali, che da vent’anni dirigeva una bottega per la lavorazione del rame e la produzione di componenti, tra cui le caldaie, acquisisce la S.I.T.I., specializzata proprio nella produzione di macchine da caffè espresso.
L’azienda crea dapprima La Rapida, modello a colonna, poi l’Albadoro, uno dei primi modelli di macchina orizzontale maggiormente efficiente dal punto di vista ergonomico, ma è solo nel 1950 che inventa la Gioiello, con tecnologia a leva che consentiva l’erogazione di un vero espresso con la crema.
L'innovativo modello Gioiello di Archivio MUMACAssolombarda
L'innovativo modello Gioiello
Negli anni ’50 i caffè iniziarono a trasformarsi, diventando bar con le
macchine bene in vista e con un nuovo protagonista, il barista, che con
abili manovre, ricaricava la dose di caffè, agganciava il portafiltro
alla macchina, sistemava la tazzina e lasciava defluire la bevanda in
una sorta di rito.
La Cimbali Gioiello, presentata nel 1950 alla Fiera Campionaria racchiusa proprio come un gioiello in uno scrigno che aprendosi ne esaltava la preziosa definizione, diventò elemento di spettacolarizzazione e riferimento per il caffè crema.
Insieme alla Gioiello, nasce un nome per promuovere il caffè con la crema “il Cimbalino”. Un nome che diventa presto, grazie ad un’operazione di marketing ante litteram, il modo per chiedere il caffè espresso al bar: un caffè caldo, intenso, rotondo, cremoso, con una tonalità nocciola tendente alla testa di moro, riflessi rossicci ornati di striature chiare che creano una tigratura uniforme, dalla tessitura fine, senza bolle d’aria né macchie bianche né la tendenza ad aprirsi per lasciare intravedere il liquido sottostante.
Il caffè espresso da bar diventa Cimbalino
Omen-nomen, l’espresso italiano si trasformò da nord a sud in Cimbalino: “Crema-caffè intera: un caffè aromatico, stimolante, cremoso e ben caldo, cioè il caffè perfettamente riuscito”, come recita un folder pubblicitario dell’epoca.
Furono i fratelli Cimbali della seconda generazione a far scrivere sulle mascherine delle macchine, negli allestimenti fieristici e sulle tazzine l’espressione “il Cimbalino”, proprio per indicare il buon caffè italiano.
I van Cimbali in giro per l'Italia di Archivio MUMACAssolombarda
“All’inizio degli anni ‘50 – ricorda Maurizio Cimbali, nipote del fondatore e oggi presidente di Gruppo Cimbali - il caffè era una bevanda lunga e scura, poco aromatica e abbastanza bruciata”. Con l’invenzione delle macchine a leva, che usavano la pressione dell’acqua anziché quella del vapore, si iniziò invece a ottenere la crema caffè, un espresso rotondo e aromatico che letteralmente percorse e si diffuse in tutta Italia.
“Per noi – spiega Maurizio Cimbali - l’espresso divenne il Cimbalino, un caffè cremoso da servire nei locali più prestigiosi delle grandi città ma anche nelle piazze. Mio padre e i suoi fratelli avevano, infatti, personalizzato una serie di van che percorrevano la penisola per offrire gratuitamente ai passanti il nuovo espresso Cimbalino”.
Le pubblicità di Cimbalino di Archivio MUMACAssolombarda
“Dire la Cimbali è dire un caffè divino, perciò più che un caffè chiedete un Cimbalino”, recitava una pubblicità radiofonica degli anni ’50.
Le pubblicità di Cimbalino di Archivio MUMACAssolombarda
Le rime si alternavano con inserzioni dal timbro irriverente, sia con la presenza delle macchine in cortometraggi e con sponsorizzazioni mirate nel mondo dello sport come in quello dello spettacolo.
Le pubblicità di Cimbalino di Archivio MUMACAssolombarda
Cimbalino nel mondo
Il caffè crema preparato dalle macchine Cimbali si diffuse talmente sia in Italia cheall’estero, soprattutto grazie alla macchina Granluce che divenne per l’azienda la prima macchina a diffusione internazionale, tanto da portare il claim del Cimbalino anche oltralpe e veicolando ovunque l’espressione che si radicò a tal punto da diventare sinonimo di espresso di qualità. Uno di questi paesi è il Portogallo dove ancora oggi per ordinare al bar un espresso si può dire “caffè espresso” o “un Cimbalino”, mentre in Austria e Australia esistono tutt’oggi locali chiamati “Cimbalino”
Cimbalino in Portogallo di Matteo ValleAssolombarda
Granluce
Il rito di erogare sempre più espressi al giorno richiedeva, però molta fatica, perché i gruppi a leva per azionare la molla, che spingeva il pistone per l’idrocompressione, richiedevano uno sforzo notevole. La Cimbali inventò così nel 1955 il modello Granluce, prima macchina da caffè dotata di un gruppo idraulico capace di ovviare agli inconvenienti della leva senza però sacrificare nulla in termini di qualità del prodotto erogato. Con Gioiello, La Cimbali aveva trasformato la bevanda prodotta all’istante in crema caffè e con Granluce fa diventare la preparazione dell’espresso sempre più efficiente e meno laboriosa.
Innovazione di design per il modello Granluce di Archivio MUMACAssolombarda
Vistose, irriverenti, dinamiche erano le auto degli anni ’50, tra cui “il sogno tra i sogni”, la Fiat 1900, berlina a due porte che si distingueva esteticamente per l’ampiezza delle superfici vitree. A questa vettura s’ispirò la macchina da caffè Granluce, che dominava la scena nei caffè grazie a un fascio di luce che risaliva la carrozzeria e ne disegnava i contorni.
Al centro dell’ampia superficie metallica una lussuosa placca incastonava logo e nome, mentre sull’ampia fascia trasparente, dalla duplice estensione ricurva, che sovrastava la sommità a protezione dello scalda tazze, la dicitura “un Cimbalino” indirizzava la scelta.
Granluce nelle pubblicità di Archivio MUMACAssolombarda
Troviamo Granluce anche all’interno di cortometraggi animati televisivi in quello che allora era lo spettacolo serale costituito da brevi storie pubblicitarie dopo il quale tutti i bambini andavano a letto: Carosello della RAI.
Granluce Automatica
“Con la Cimbali Automatica disporrete di un barista di riserva per le ore di punta”, recitava un folder di presentazione di Granluce dell’epoca, spiegando che la capacità teorica di erogazione poteva essere veramente sfruttata.
La scoperta della temperatura costante di Archivio MUMACAssolombarda
Con la Granluce Automatica l’operatore manteneva comodamente il ritmo di 130 caffè all’ora per gruppo per l’intera durata del periodo di punta, ottenendo sempre un espresso cremosissimo.
La Cimbali Granluce automatica eliminava così i tempi morti, le crisi di servizio e la fatica fisica.
La scoperta della temperatura costante di Archivio MUMACAssolombarda
Nel 1959 vide la luce un brevetto di casa Cimbali importantissimo che portò alla realizzazione del modello termo compensato con uno scambiatore di calore che permetteva di ottenere un caffè a temperatura costante, cremoso, con un gusto e un retrogusto molto equilibrato.
La macchina da caffè diventa la protagonista nei bar
La macchina per caffè, posizionata sul banco dei bar diventava così protagonista e garante di qualità.
Modello Granluce Cimbali di Archivio MUMACAssolombarda
“Ricordo ancora – racconta Maurizio Cimbali - le domeniche con mio papà in visita ai nostri più importanti clienti come Campari, Alemagna, Zucca, Motta, per condividere le esperienze d’uso delle nostre macchine a Milano".
Bar con modello Granluce Cimbali di Archivio MUMACAssolombarda
"Essere con i nostri modelli al centro dei locali più prestigiosi era, infatti, per noi il miglior biglietto da visita e per loro un modo per distinguersi e connotarsi offrendo un puro espresso italiano: il Cimbalino”, racconta Maurizio Cimbali oggi.
La macchina da caffè Cimbali diventa protagonista dei bar di Archivio MUMACAssolombarda
La macchina da caffè Cimbali diventa protagonista dei bar di Archivio MUMACAssolombarda
La macchina da caffè Cimbali diventa protagonista dei bar di Archivio MUMACAssolombarda
La macchina da caffè Cimbali diventa protagonista dei bar di Archivio MUMACAssolombarda
Un Cimbalino nel mondo di Archivio MUMACAssolombarda
A partire dagli anni ’50, i turisti stranieri, sempre più numerosi, iniziarono ad apprezzare la qualità del caffè espresso italiano. L’internazionalizzazione iniziata in quegli anni vede La Cimbali Granluce troneggiare nei locali più ricercati con presenze prestigiose: dal castello di Versailles al palazzo di vetro dell’ONU a New York, da Algeri a Johannesburg, da Lisbona a Melbourne, testimone dell’eccellenza made in Italy.
L'innovazione di Pitagora
Mentre in Granluce la forma vestiva l’apparecchio ma non lo integrava, dirompente fu Pitagora, del 1962, insignita del Compasso d’oro e divenuta in breve tempo uno dei prodotti italiani più diffusi e conosciuti all’estero. “Mio zio Vittorio – commenta il Presidente di gruppo Cimbali – portò avanti un’intuizione vincente, anche se molto coraggiosa, affidando il progetto ai fratelli Castiglioni e industrializzando in serie una macchina da caffè con un sistema unificato della carrozzeria dei vari modelli e soprattutto con un’ergonomia che permetteva di avere tutti gli strumenti di erogazione incassati nello stesso piano di lavoro”.
L'internazionalizzazione di Gruppo Cimbali di Matteo ValleAssolombarda
Il processo di internazionalizzazione, proseguito nei ’70 con Pitagora, si consolida nei decenni successivi grazie all’avvento dell’elettronica e consente all’azienda di espandere l’esportazione velocemente in ogni angolo del mondo, diventando il trampolino di lancio per la crescita del Gruppo, che oggi conta l’80% di venduto all’estero e brand riconosciuti in tutto il mondo: La Cimbali, Faema, azienda storica acquisita nel 1995, e Slayer, società americana acquisita a fine 2017 per consolidare il posizionamento del Gruppo nel settore di tendenza degli specialty coffee.
Design contemporaneo di Matteo ValleAssolombarda
Il Gruppo Cimbali con i brand LaCimbali, Faema e Slayer Espresso, è sempre più impegnato nella conquista del mercato globale e in continue sfide tecnologiche, sempre sottese a un modello di design intelligente. Intelligente nella sua funzionalità, intelligente nella sua innovazione, intelligente nella sua proposizione.
Tradizionali e superautomatiche
Nel corso di oltre cent’anni l’evoluzione tecnologica di Gruppo Cimbali, arricchita dalla costante ricerca e dai numerosi brevetti, ha consentito di rispondere alle molteplici richieste del mercato sia sul fronte delle macchine tradizionali dove il rapporto con la macchina si stringe al punto da offrire all’operatore la possibilità di una personalizzazione nell’erogazione di tazzina in tazzina, oppure di ridurre al minimo l’intervento umano grazie a superautomatiche sempre più evolute, sia nelle prestazioni che nella proposta di veri e propri menu diversificati.
Infine l’introduzione dell’IOT oggi consente manutenzione da remoto, interventi in tempi rapidi e un monitoraggio ad hoc delle esigenze del cliente.
Tecnology Heart Human Mind di Archivio MUMACAssolombarda
Ma la tecnologia senza la componente umana non sarebbe nulla: per questo è stata allestita all’interno dell’Hangar 100, grande spazio polifunzionale di MUMAC, una mostra dal titolo Techology heart Human mind, un omaggio alla storia di un brand, ma soprattutto alle persone che ogni giorno mettono mente e cuore nel proprio lavoro.
La straordinaria armonia tra le innovazioni tecnologiche e le persone che da più di cent’anni, ogni giorno, lavorano e creano la storia di Cimbali si può vivere oggi all’interno della mostra, dove le esperienze diventano memoria toccando più sensazioni e scatenando emozioni profonde. Condividere e diffondere la cultura del caffè nel mondo rappresenta, in casa Cimbali, un impegno culturale, filantropico, locale e internazionale. Tangibile, tutti i giorni.
Valori
La storia di Cimbali testimonia non solo una costante tensione all’innovazione ma anche una solida compattezza famigliare, a salvaguardia di valori fondanti quali la passione, la trasparenza, l’umiltà, la partecipazione, la voglia di cambiare nella continuità. “Con stupore e anche con un pizzico di orgoglio – commenta Fabrizia Cimbali, interprete con il fratello Federico della 4° generazione della famiglia – siamo passati negli ultimi 15 anni da 2 a 9 filiali, da 360 a circa 700 dipendenti, da 28 a quasi 50 mila macchine prodotte in un anno".
Tecnology Heart Human Mind di Massimo FazioAssolombarda
Una crescita fatta di persone, passione e sfide quotidiane. Espressa oltre che in una grande azienda, anche in un luogo, MUMAC, reso vivo da un museo permanente, da un’Academy deputata alla diffusione della cultura caffè, da mostre temporanee di grande impatto, da una Library riconosciuta come biblioteca storica del caffè, da prestiti internazionali e da una consapevolezza di essere contenuto e contenitore di cultura e bellezza, ponte tra passato e futuro. “La poliedricità - conclude Federico Cimbali - e la passione che da sempre caratterizzano questa azienda ci hanno permesso di mantenere una leadership non scontata, ma mirata a verificare costantemente l’eccellenza dei prodotti e dei servizi, per garantire sempre una crescita nella continuità".
Tecnology Heart Human Mind di Gruppo CimbaliAssolombarda
Tocca per esplorare
Scoprite di più al museo MUMAC!
This exhibit was created by the MUMAC MUSEUM (www.mumac.it) of Cimbali Group (www.cimbali.it).
Thanks to:
Cimbali family and team, first of all
Exhibition Curator: Team MUMAC - Barbara Foglia, Cinzia Cona (www.mumac.it)
Storyteller, writer and content curator: Margherita Pogliani (www.storifai.com)
Technical contents supervisor: Enrico Maltoni (www.espressomadeinitaly.com/)
Photography by
MUMAC Archive (www.mumac.it)
Matteo Valle (http://www.matteovalle.com
Massimo Fazio (www.massimofazio.com)