Due danzatrici, quattro ninfe e un amorino (1799/1799) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Nel Neoclassicismo la danza, arte che per sua natura ricerca la bellezza in movimento, diviene immagine per eccellenza della grazia.
Come poteva il grande artista Canova non occuparsi di questo tema?
Danzatrice che si regge il velo, di fronte (1799/1799) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Canova accoglie la sfida a trasferire le qualità specifiche della danza, movimento e successione temporale alla figuratività attraverso tecniche assai diverse tra loro passando dalla pittura a tempera fino ad arrivare alla scultura, teoricamente concepita come arte statica.
Cinque danzatrice che si tengono per mano (1798/1799) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Diletto privato dell’artista lo porta a dipingere come antidoto al mal di vivere.
La loro bellezza scacciava ogni melanconia e ridava al maestro l’entusiasmo di cui aveva bisogno.
Cinque danzatrici con velo e corone (1798/1799) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Light and graceful ballerinas flutter against the dark background of these paintings, the close-fitting clothing lets the beautiful underlying shapes shine through in a suffused sweet light.
Due danzatrici che reggono un amorino e tre ninfe sedute (1799/1799) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Le tempere si devono considerare uno dei gradi della prolungata riflessione canoviana sui caratteri del genere grazioso che cominciava con i disegni monocromi, passava al colore, si esercitava nella terracotta e nei modellini in gesso, finalmente approdava alla statuaria.
Danza dei figli di Alcinoo (1790) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
Danza dei figli di Alcinoo
Ecco la prova della trasformazione da pittura a scultura!
Due giovani corpi che si librano nell’aria. Attorno ad un vuoto assoluto. Soltanto degli ampi nastri svolazzanti che incorniciano i volti. Alcinoo come Canova: il mitico re greco vuole che si possa ammirare la bravura dei due giovani figli.
Non solo da estro della danza tramite figure femminili ma anche attraverso delicati corpi maschili.
Canova vuole dare un valore all’azione della danza che viene incoronata da questo bassorilievo come l’arte per eccellenza, grazie alla quale si può esprimere la propria sensibilità e la propria gioia di rivelarsi a se stessi e agli altri.
Danzatrice col dito al mento (1809) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
“Proseguiva il mio amico nei suoi lavori, ed affligevasi nel vedere alcuni nembi che turbare potevano la pace dell’Italia: il che gli diede motivo di modellare le due danzatrici.” Di fronte alla turbolenta venuta di Napoleone, Canova fonde insieme l’azione della scultura e l’azione della danza. Così, il brio che caratterizza il danzare viene a corrispondere alla brillantezza creativa e al “fare” concreto della scultura.
Danzatrice con le mani sui fianchi (1810) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
La danzatrice canoviana sembra richiamare con il suo atteggiamento quasi di sfida compiaciuta un possibile compagno di ballo ed infatti l’intenzione iniziale di Canova sarebbe stata di aggiungervi “un fano sonante di flauto” (tale soluzione a due la possiamo trovare nelle tempere di Possagno).
Danzatrice con le mani sui fianchi (1810) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
La statua si caratterizza da un gioco di due elissi che si intersecano: l’anello delle braccia piegate e l’ovale disegnato dalla veste che asseconda il tondeggiare dei fianchi e scende fin sopra le cavglie nella curva formata dall’addensarsi delle pieghe.
Danzatrice con cembali (1812) di Antonio CanovaGypsotheca e Museo Antonio Canova
“Tre sono le Ninfe danzanti: sono tutte d’un’esquisita bellezza; ma pur, quanto tra loro differenti! Spicca un salto, dopo aver percosso i cimbali sonanti, la terza; ed oserei dire ch’ella danza per farsi ammirare.” Così descrive Rosini la danzatrice con i cembali che infatti, diversamente dalle precedenti, si affida totalmente allo spazio come nel salto un corpo vivo si affida all’aria.