Gli Ori di Taranto

Collezione di gioielli di epoca ellenistica e romana

Tra la seconda metà del IV e il III sec. a.C. l’artigianato tarantino si specializza in una serie di produzioni di lusso che raggiungono un’eccellenza tale da alimentare le esportazioni e condizionare il costume di un ampio settore del Mediterraneo. È il caso delle produzioni tessili e soprattutto delle celebri oreficerie che, ancora oggi, costituiscono uno degli elementi di maggiore attrazione delle ricche collezioni del MArTA.

Orecchino a navicella (seconda metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Orecchino a navicella

Tra gli orecchini, componente essenziale della parure femminile e tra gli elementi di ornamento personale maggiormente documentati nelle tombe tarantine, si distingue per diffusione il tipo a navicella, noto in diverse varianti. 

L’eccezionale esemplare di grandi dimensioni (alt. cm 9, largh. cm 5) rinvenuto in una tomba di via Umbria a Taranto, databile alla seconda metà del IV sec. a.C., esibisce una complessa decorazione ottenuta con varie tecniche.

Orecchino a navicella (seconda metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

La filigrana prevedeva una lavorazione a intreccio di sottili fili metallici attorcigliati tra loro a formare una cordicella saldata sulla superficie; la granulazione, la saldatura sulla lamina di minuscole sfere, a formare disegni preordinati.

La godronatura, infine, consentiva di ottenere un effetto perlinato mediante la creazione di solcature longitudinali su un filo metallico. La navicella è arricchita anche da elementi in lamina intagliata, come le due figure femminili alate laterali.

Orecchini a disco e triplice pendente (Prima metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Orecchini a disco con pendenti a testa femminile

Rinvenuti a Crispiano in una sepoltura datata al IV sec. a.C., sono costituiti da un disco a bordo perlinato ornato da una rosetta a quattro ordini di petali in lamina concava a margini filigranati; conservano tracce di smalto rosa, rosso e azzurro.

Ai lati del disco sono applicate due roselline a petali filigranati da cui pendono due catene con vaghi e campanelle. Da ciascun disco pende una testina femminile adorna di diadema, orecchini con rosette e pendente a grappolo e collana filigranata.

Orecchini a disco e triplice pendente (Prima metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Il collo è rifinito da un filo godronato da cui pendono una rosetta e una ghianda. Il pendente è chiuso da una lamina con un piccolo foro, nel quale potevano essere introdotti piccoli pezzi di tessuto o di spugna imbevuti di essenze profumate.

Diadema (Metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Diadema a lamina semicilindrica

Lo stesso contesto funerario ha restituito anche un diadema frontale in lamina d’oro piegata a semicilindro, incurvata, bordata da un filo godronato affiancato da un motivo a onde correnti realizzato con la stessa tecnica.

Il corpo dell’oggetto è decorato con girali vegetali in filo godronato, ricchi di palmette e terminanti con fiori a campana.

Diadema (Metà del IV sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

I piccoli fori presso il bordo consentivano l’applicazione della lamina a un’anima in materiale deperibile, forse legno, mediante chiodini. 

Bracciale (Inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Bracciale a verga tortile

Proveniente da Mottola, fa parte di una parure in oro costituita da una collana, un anello e un bracciale. I terminali della verga sono modellati a testa di antilope, con corna ripiegate; le cavità orbitali erano in origine riempite con pietre dure.

Collana a nastro (Inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Collana a nastro

Della stessa parure fa parte questa collana a nastro, costituita da sei catene saldate insieme, con terminali a palmetta, unicum nella produzione orafa tarantina; gli occhielli ne consentivano la sospensione “da spalla a spalla” sull’abito.

Anello (Inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Anello digitale con castone in oro

In apparenza pertinente allo stesso corredo, l’anello reca sul castone circolare un elegante ritratto femminile. Il modello di questa raffigurazione può essere individuato in ambito alessandrino. 

Diadema (Fine del IV - inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Diadema con nodo erculeo

Da una tomba a fossa di Ginosa Marina proviene un raro diadema a cercine in oro databile entro la prima metà del III sec. a.C. È impreziosito al centro da un grande nodo erculeo, fittamente ornato con decorazioni vegetali.

Il motivo noto come nodo di Eracle, originario dell’ambiente egiziano, potrebbe esser stato recepito dagli atelier tarantini con la mediazione delle oreficerie greco-orientali.

Nucifrangibulum (schiaccianoci) (Fine del IV - inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Schiaccianoci

Questo peculiare esemplare di schiaccianoci in bronzo raffigura in modo realistico due avambracci femminili, impreziositi ai polsi da bracciali a spirale in lamina d’oro con terminali a teste di serpente. 

Una cerniera posta tra i palmi consentiva di muovere le due parti, facendo leva. Originariamente era presente un’immanicatura applicata alla base degli avambracci per il tramite di perni quadrangolari. 

Nucifrangibulum (schiaccianoci) (Fine del IV - inizi del III sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Databile tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C. e proveniente da una tomba di Contrada Rondinella a Taranto, questo oggetto doveva associare alla funzione pratica significati simbolici e rituali connessi all’ambito di destinazione.

Orecchini con pendente a grappolo d'uva (Fine del III - inizi del II sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

La Tomba degli Ori di Canosa

Nel 1928, a Canosa, importante centro dell’antica Daunia, venne scoperta una tomba ipogeica composta da più celle affiancate con facciata monumentale. Databile alla fine del III sec. a.C., l’ipogeo ha restituito materiali di straordinaria ricchezza.

Teca a forma di conchiglia (Fine del III - inizi del II sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

La parte più notevole del corredo è riferibile a una giovane donna di rango aristocratico, il cui nome – Opaka Sabaleida – è inciso a lettere puntinate sulla cerniera di una teca porta-cosmetici in argento a forma di conchiglia.

Diadema - vista frontaleMArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

La accompagnavano nella morte, insieme alla teca e a uno splendido diadema a serto floreale, un corredo da toeletta e altri oggetti preziosi che hanno dato il nome alla tomba.

Specchio a teca (Fine del III - inizi del II sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Tra i più notevoli uno specchio a scatola in argento, coppe in vetro di produzione alessandrina e uno scettro in lamina aurea traforata, emblema di rango e forse di una qualche dignità sacerdotale.

Diadema - vista frontaleMArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Diadema a serto floreale

Il diadema rinvenuto nella Tomba degli Ori di Canosa, capolavoro dell’oreficeria tarantina di epoca ellenistica, rappresenta un vero e proprio unicum, composto di elementi separati e assemblati tra loro con perizia ingegneristica. 

Il supporto consiste di due lamine d’oro ripiegate e unite da una cerniera, su cui si avvolge una raffinata composizione di fiori, bacche e foglie tenuti insieme da un nastro impreziosito da smalti di diverse tonalità di verde.

Diadema - dettaglioMArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Ciascun elemento, parzialmente mobile, è fissato al supporto per mezzo di piccoli anelli, mentre l’uso di smalti colorati e pietre semipreziose (granati, corniole) accresce l’effetto naturalistico dell’insieme.

Diadema - vista frontaleMArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Il diadema veniva legato dietro alla nuca per mezzo di un nastro in tessuto, come indicano gli occhielli alle estremità della lamina, dal cui cavo fuoriescono foglie di quercia decorate da smalti. 

Teca a forma di conchiglia (Fine del III - inizi del II sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Teca porta-cosmetici in forma di conchiglia

La teca porta-cosmetici in lamina d’argento con dorature, proveniente dalla Tomba degli Ori di Canosa, è costituita da due valve imitanti la forma della conchiglia Pecten jacobaeus, unite da una cerniera. Reca l’iscrizione puntinata in lingua indigena OPAKAS SABALEIDAS, verosimilmente riferibile alla proprietaria.

All’interno del coperchio è raffigurata a sbalzo una Nereide adagiata sul corpo di un mostro marino (ketos), nel cui occhio è incastonato un granato. 

Teca a forma di conchiglia (Fine del III - inizi del II sec. a.C.)MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

L’esterno del coperchio riproduce lo stesso motivo della Nereide su ketos con alcune varianti. Nei pressi della cerniera sono incisi a bulino due delfini simmetrici su un motivo a onde correnti. 

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.

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