Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Orologio astronomico
Piazza Erbe oggi si apre nel pieno centro di Mantova, ma un tempo corrispondeva al primissimo sobborgo della città virgiliana, il cui nucleo più antico era situato dove si trova Piazza Sordello. La sua bellezza nasce in gran parte dall’unione di edifici innalzati o restaurati nel corso dei secoli, a partire dal Medioevo fino al Rinascimento ed oltre. In particolare, la Torre dell’Orologio costituisce nell’anno 1473 un completamento del Palazzo della Ragione, luogo dove si amministrava la politica e la giustizia in epoca pre-gonzaghesca. L’autore della torre è Luca Fancelli, il toscano di Settignano che tanto incise sull’aspetto di Mantova, portando spesso a termine le indicazioni di Leon Battista Alberti.
Sono tuttavia aggiunte posteriori l’imponente statua della Madonna Immacolata, sorgente dalla Luna, il balcone e il coronamento superiore. L’aspetto quattrocentesco della torre e della piazza probabilmente si possono ricavare da una antella intarsiata dell’armadio del Duomo di Cremona, opera di Giacomo Maria da Piadena detto il Platina. Qui già spicca molto stilizzato l’orologio astronomico, invenzione del genio di Bartolomeo Manfredi. Costui fu innanzitutto un matematico, figlio di Giovanni, detto Giovanni dell’Orologio, fabbricante appunto di orologi.
Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Gli orologi astronomici si erano diffusi soprattutto nel Nord Europa già durante il XIV Secolo. In Italia il più antico è certamente quello di Padova, che oggi si affaccia su Piazza dei Signori ma che proveniva, almeno come concezione, dalla scomparsa Reggia Carrarese.
L’orologio astronomico di Mantova è il secondo italiano in ordine di tempo, ed il primo che si trova ancora oggi nel sito per cui venne concepito.
Abbiamo la grande fortuna che la costruzione dell’Orologio, oltre ad essere documentata da una lettera del Manfredi, venisse illustrata da un testo a stampa coevo, opera di Pietro Adamo de’ Micheli.
È giunta quindi a noi una preziosissima testimonianza delle finalità del meccanismo, del suo modo di indicare il tempo e della cultura astrologica che ancora nel Rinascimento dispiegava la propria influenza.
L’orologio del Manfredi ha infatti almeno otto effetti, ovvero funzionamenti. Qui li elenchiamo in modo sintetico.
Primo effetto: fa sì che il popolo apprenda quante ore sono passate dal tramonto del Sole.
Secondo effetto: mostrare il segno zodiacale in cui sta il Sole.
Terzo effetto: mostrare se la Luna è nuova o piena, ed anche quale aspetto ci sia tra la Luna e il Sole; infatti la congiunzione tra Luna e Sole dà Luna Nuova, l’opposizione tra i medesimi dà Luna Piena, e così via.
Quarto effetto: rendere possibile il calcolo dell’Ascendente, ovvero in quale segno sia il medesimo; è questo un dettaglio tecnico astrologico, della massima importanza per dedurre l’influenza degli astri in un momento esatto.
Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Quinto effetto: descrivere quale tra i sette corpi celesti conosciuti (Sole, Mercurio, Venere, Luna, Marte, Giove, Saturno) regna in una certa ora.
Sesto effetto: conoscere le ore particolari dei mantovani, contrassegnate ciascuna da un suono; si trattava infatti di sei diversi suoni di campana che dividevano la giornata.
Settimo effetto: sapere quante ore sono passate dopo il mezzogiorno.
Ottavo effetto: capire quanto siano lunghe la parte diurna e la parte notturna di un certo giorno.
Lettera di bartolomeo Manfredi al marchese Ludovico II di GonzagaMantova Museo Urbano Diffuso
Ecco la lettera autografa dell’astronomo Bartolomeo Manfredi, datata 29 giugno 1473, in cui egli annuncia al marchese Ludovico Gonzaga di aver terminato l’opera “della dimostracione de la faciata de lo horoloio”. Descrive poi le diverse caratteristiche della sua invenzione, sottolinenando che essa non solo segna il tempo ma dà indicazioni al popolo di quali siano i giorni utili per i vari lavori quotidiani e di quali siano i giorni critici, in cui sono possibili varie infermità. “Se poterà mo aptare lo loco de la ture et, aptato, meterlo suso al piacere de la Illustre vostra Segnoria, a la quala sempre supplice mi ricomando.” Questa lettera è oggi conservata nell’Archivio di Stato di Mantova, che ringraziamo per la concessione dell’immagine.
Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Il quadrante dell’orologio, restaurato e rimesso pienamente in funzione il 25 ottobre 1989, grazie alla maestria di Alberto Gorla, può essere descritto partendo dal suo centro. La figura che brilla nel mezzo è, secondo Pietro Adamo de’ Micheli, la mitologica madre di Diana ed Apollo, ovvero della Luna e del Sole. Lo dice perché sostiene che sopra di lei era scritto il suo nome, Latona, anche se tutti i suoi attributi sono tipici di Diana.
Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Sopra il suo capo sta il crescente lunare, al suo fianco un mite cerbiatto. Accanto alla mano sinistra viene indicata la fase della Luna; dalla medesima mano si diparte un raggio dorato che indica un segno dello Zodiaco, là dove la Luna è; la mano destra invece, armata di falcetto, indica il giorno del ciclo lunare.
Latona è circondata da un primo disco che reca i numeri dei ventinove giorni lunari, in cifre arabe, e da un secondo disco che porta le immagini dei dodici segni zodiacali. Ogni segno è poi caratterizzato da sei scudetti, che lo dividono di 5 gradi in 5 gradi.
Una lancetta contrassegnata dal simbolo del Sole indica invece in quale segno ci si trova in un dato giorno. Muovendosi ulteriormente verso l’esterno, scopriamo ventiquattro fasce dipinte, dodici bianche e dodici nere, corrispondenti alle ore diurne e notturne.
In mezzo sta un semicerchio azzurro, fissato allo zodiaco dal primo grado della Bilancia all’ultimo dei Pesci, a rappresentare l’equatore celeste.
Infine, la parte esterna del quadrante è contraddistinta dalle ventiquattro ore della giornata, dipinte con lettere latine, che corrispondono naturalmente alle ore volgari, indicate da un’altra apposita lancetta.
Disegno del quadranteMantova Museo Urbano Diffuso
Verso il dicembre del 1473 appariva stampato a Mantova, per i tipi di Georgius de Augusta e Paulus de Butzbach, un agile libretto in cui il mantovano Pietro Adamo de’ Micheli raccontava le funzioni, lo scopo e la simbologia dell’orologio astronomico. Egli è stato definito un personaggio singolare. Studiò diritto a Ferrara ma fu anche ampiamente autodidatta. Come autore, di lui si conosce solo questo testo, che gli offre la possibilità di dimostrare da un lato la propria qualità lirica e dall’altro indubbie conoscenze scientifiche e tecniche. Pietro Adamo fu però anche il primo editore mantovano, portando alla stampa nel 1472 un Tractatus Maleficiorum e in seguito il Decamerone.
Fu certamente agevolato da una lontana parentela con i Gonzaga, che gli consentì di godere di un buon favore in relazione alle sue attività. “Qui Pier adam dechiara tutti gli effetti & demonstration di questo mirabile & singular ostensorio chiammato horlogio.” Il trattato sull’orologio è ulteriormente illustrato da due disegni a china incollati, che derivano probabilmente da un altro libello mutilo. Il più interessante riporta appunto il quadrante, in cui spicca la divinità centrale, accompagnata dal cerbiatto e dal crescente lunare.
Orologio astronomicoMantova Museo Urbano Diffuso
Non abbiamo descritto nei dettagli il complicatissimo funzionamento dell’orologio, che si basa su diversi movimenti indipendenti, tutti retti dal meccanismo interno alla torre. Importa invece sottolineare che ancora oggi i cittadini ed i visitatori alzano curiosi lo sguardo verso le lancette e i simboli zodiacali, che mostrano quanto sia complesso il trascorrere del tempo e quanti miti e credenze popolari trascini con sé.
Quadrante zodiacale dell'orologioMantova Museo Urbano Diffuso
Quadrante zodiacale dell'orologio
All’interno della torre, possiamo ammirare i dischi metallici originali dell’orologio. Si tratta in particolare di quello zodiacale, più grande, e di quello in cui appaiono le cifre corrispondenti alla divisione in giorni lunari. Il disco su cui si trovano i segni zodiacali è di per sé un’opera d’arte.
Essi sono incisi con grande abilità da un ignoto maestro, che ha probabilmente posto tutta la cura possibile nell’illustrare i principi stagionali in cui si divideva il tempo dell’anno. Dal lontanissimo passato, attraverso la Babilonia e la Grecia, la fede nei segni giunge al Medioevo ed al Rinascimento rimanendo, pur tra accesi dibattiti, sostanzialmente intatta.
Quadrante zodiacale dell'orologio, dettaglio dello ScorpioneMantova Museo Urbano Diffuso
“Scorpio è segno fisso, settentrionale, frigido et humido, aqueo, fleugmatico et feminino, et ha dominatione sopra le parti vergognose de l’huomo et l’infermità di quelle, et il suo pianeta signore è Marte. Quando la Luna è in Scorpione, mal è cominciar camino per terra o ascender monti o arbori.” Questa descrizione del segno dello Scorpione contenuta nella Dichiaratione di Pietro Adamo ci fa ben capire come al di là dell’adesione alla fede cristiana, le caratteristiche zodiacali consigliassero l’uomo rinascimentale nel corso delle sue azioni. Comprendiamo dunque come queste immagini, lontanissime eredi delle divinità antiche, fossero sbalzate nel rame con la massima cura. Ognuna di loro, infatti rappresenta una bellissima scultura che si può ammirare nelle sale del Museo del Tempo ospitato all’interno della Torre dell’Orologio.
quadrante zodiacale dell'orologio, dettaglio del SagittarioMantova Museo Urbano Diffuso
“Sagittario è segno bicorporeo, orientale, caldo et secco, colerico, mascolino, et ha dominatione sopra le coscie et sopra li membri superflui o manchi, come sarebbe il sesto dito che havesse un huomo nella mano contro natura, o sopra una mano di quattro diti, et sopra le infermità di quelli, et sopra la cecità et canitie, et sopra il cadere di loco alto, et sopra gli impedimenti delle bestie, et sopra la spina della schiena, et sopra il tagliar de’ membri, et il pianeta suo signore è Giove.”
Qui Pietro Adamo, nel descrivere l’emblema del Sagittario, ovvero l’ultimo segno autunnale, raffigurato solitamente da un centauro che si appresta a scagliare una freccia (ma qui invece da una creatura parimenti armata e serpentina simile ad un tritone), si diffonde a lungo sulle caratteristiche su cui lo stesso segno ha dominazione. La dominazione è un concetto centrale nell’astrologia, ed implica la tutela della parte zodiacale su particolari attività umane, su parti del corpo o addirittura, come in questo caso, su malformazioni della persona. Ogni segno è poi connesso ad uno dei pianeti fino allora conosciuti del sistema solare, o al Sole medesimo o alla Luna.
Meccanismo dell'orologioMantova Museo Urbano Diffuso
Meccanismo dell'orologio
Nel 1989, grazie all’impegno del Comune di Mantova, l’antico orologio venne ripristinato mediante il preziosissimo operato di Alberto Gorla, maestro orologiaio di Rivarolo Mantovano. Il meccanismo venne in sostanza ricostruito e reso del tutto funzionante. Lo stesso Gorla ce lo descrive come un complesso avente lunghezza di 2,80 metri, larghezza di 2,40, altezza di 1,90. Seguendo le sue stesse parole: “Il macchinario è composto di due treni: il treno del tempo e quello della suoneria che sono disposti spalla a spalla l’uno a complemento dell’altro, e dalla macchina astronomica.” L’orologiaio dice anche che la forza motrice è costituita dai pesi che danno al tutto un’autonomia di 48 ore.
Ma la ricarica è automatica. Qualora l’orologio si fermi, occorre naturalmente ricaricarlo e registrarlo con una manovra manuale che riportino nella posizione esatta l’ora, il mese, lo zodiaco, la lunghezza della notte, le fasi lunari e l’età della Luna espressa in giorni lunari. Così, dal 1989 l’antico manufatto è di nuovo efficiente e segna davanti agli occhi dei mantovani e dei visitatori il tempo del giorno e il tempo astrale, riportandoci quasi perfettamente all’epoca Rinascimentale.
Meccanismo dell'orologioMantova Museo Urbano Diffuso
Il cuore del meccanismo sono le ruote dentate, che permettono il suo perfetto funzionamento. Un’opera di grande ingegno e un preziosissimo restauro.
Ruote dentate dell'orologioMantova Museo Urbano Diffuso
All’interno della torre, nel Museo del Tempo, vengono mostrati alcuni antichi ingranaggi del meccanismo dell’orologi. In particolare qui vediamo due ruote dentate di epoca settecentesca.
Lacerto di affresco all'interno della TorreMantova Museo Urbano Diffuso
Sulla torre, sopra il quadrante dell’orologio, appare una tettoia di marmo che lo ripara. Al di sotto della tettoia vi erano dodici tondi affrescati che presentavano altrettanti ritratti di uomini dotti nelle arti del quadrivio, ovvero la geometria, l’aritmetica, la musica e l’astrologia. Uno di questi tondi fece posto in seguito alla sfera metallica della Luna. Tutti sono purtroppo molto ammalorati e la maggior parte è totalmente illeggibile, anzi sparita. I quattro conservati in modo migliore stanno in alto, proprio sotto la tettoia. Probabilmente di epoca affine è il resto d’affresco che appare all’interno della torre, nella sala dove opera il meccanismo che si innesta nel quadrante. Ritrae una donna dall’aspetto severo, situata a destra dell’innesto medesimo, bella e bionda. Difficile capire se si tratti di un personaggio storico o, più probabilmente, di qualche raffigurazione simbolica relativa allo scorrere del tempo. Fra la donna e l’innesto sopravvive anche un altro frammento di dipinto, un abbozzo che forse doveva costituire la sinopia per un affresco successivo: qui vediamo tracce di vegetazione e un grande braccio levato, quasi come una lancetta.
Quadrante dell'orologio di MantovaMantova Museo Urbano Diffuso
Quadrante dell'orologio di Mantova
Riportiamo qui l’immagine dell’antico orologio, come appare in una ristampa del 1547 dell’opera di Pietro Adamo de’ Micheli, intitolata “Della dichiaratione de l’horologio di Mantova”, custodita presso la Biblioteca comunale virgiliana e illustrata dai tipi dello stampatore Giacomo Ruffinelli. Oltre a presentarci una descrizione dettagliata del quadrante, la stampa ci mostra che tutto il processo del tempo sembra sorretto dalla figura di Ercole, il quale qui assume quasi il compito di Atlante, dandosi la pena di innalzare con le sue robuste braccia il cielo dello zodiaco, le cifre che indicano lo scorrere delle ore, la dea Diana da cui parte l’indicazione delle medesime.
Ai lati del personaggio mitologico appaiono due uomini vestiti in modo orientale, variamente identificati, certamente due sapienti, uno dei quali con ogni probabilità è Tolomeo.
L’opera di Pietro Adamo è corredata da un sonetto, presente nell’esemplare della Biblioteca Nazionale di Firenze, che ricorda la vanità delle gesta umane di fronte all’inesorabile procedere della volontà divina. Ecco alcuni suoi versi:
“Ma Dio ne ride, et sta là sù et comparte
richezze, signorie, thesori et regni,
et fa che nostre fabule et disegni
sempre falliscono el pensier et l’arte.
Cesar, che tucto il mondo prese in mano,
vedi come li ruppe Cassio et Bruto
il gran disegno et fe’ suo pensier vano.”
Ideato e promosso da / Founded and promoted by:
Mattia Palazzi (Sindaco del Comune di Mantova)
con Lorenza Baroncelli (Assessore alla rigenerazione urbana e del territorio, marketing urbano, progetti e relazioni internazionali del Comune di Mantova)
Coordinamento scientifico / Scientific coordinator:
Sebastiano Sali
Curatore testi e immagini / Superintendent texts and images:
Giovanni Pasetti
Foto di / Photo by:
Gian Maria Pontiroli
Redazione / Editor:
Fabrizio Foresio