I vespri siciliani (1846) di Francesco HayezLa Galleria Nazionale
Opera tra le più note dell’Ottocento italiano, la sua esposizione ininterrotta nelle sale della Galleria ne ha determinato la straordinaria fortuna visiva che ha preceduto il recupero storico-critico nell’ultimo ventennio.
Fonte di Hayez per l’insurrezione dei siciliani contro la dominazione angioina nella Pasqua del 1282 era stata la Storia della Repubbliche Italiane dei secoli di mezzo di Simonde de Sismondi, la cui traduzione italiana (1817-1819) era nella biblioteca del pittore.
“Una bella e nobile donzella s’incamminava alla Chiesa col suo sposo e i suoi fratelli"
"un francese la frugò insolentemente nel seno sotto pretesto di verificare se portava armi nascoste, la giovane sviene tra le braccia dello sposo e uno dei fratelli di lei ammazzò il francese con la stessa sua spada”
Committente della prima versione (1822) fu la marchesa Visconti d’Aragona; la seconda (1826) fu eseguita per il conte Arese, patriota e committente di rilievo dell’ambiente artistico lombardo.
Nel 1844 Hayez riprese il tema su richiesta di Vincenzo Ruffo, principe di Sant’Antimo, che veniva raccogliendo nella sua prestigiosa dimora napoletana opere di autorevoli pittori e scultori “moderni”. Recatosi in Sicilia per lo studio dell’ambientazione, Hayez rielabora la rappresentazione, passandola al filtro delle esperienze maturate a contatto con il purismo della scuola monacense.
II dipinto suscita l'apprezzamento del cormmittente e dei commentatori che ne sottolinearono il linguaggio pittorico capace di unire disegno toscano, colorito veneto e vigore michelangiolesco.
(Dalbono 1853). (elena di majo)
rif. Mazzocca 1994, pp. 289-291 ord. doc. Fleres post 1920 (Colasanti 1923; Fleres)