Le Campane di Agnone

“La campana è compagna dell’uomo, elemento della sua storia, figlia della sua cultura, voce del suo cuore.”

"La Storia"

È difficile ricercare l’inventore delle campane e il popolo che le usò per primo. Le civiltà orientali conobbero presto l’uso della campana. In Cina essa è infatti tra i bronzi più antichi, in India i filosofi usavano riunirsi a mangiare e a pregare al suono di campanelle. Anche nell’antico Occidente, presso gli Etruschi, era ben diffuso l’uso di campane. Le campane avevano però anche un significato più prosaico, come in Grecia, dove erano impiegate per segnalare l’apertura del mercato e la vendita del pesce.

Quando si passò dai campanelli alle campane si ritenne che il bronzo della Campania fosse il migliore e da qui il nome di “Campana”, proprio da “vasa campana” cioè vasi campani, per la loro forma a vaso o a tazza rovesciata. Sembra che la prima campana abbia fatto udire i suoi rintocchi nella città di Nola e che il suo geniale inventore fosse S. Paolino, Vescovo della città.

Storia, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Primi del '900: colatura di bronzo fuso 

La campana col tempo è stata sempre più vista come un simbolo religioso e sociale. Gli artigiani fonditori inizialmente erano sia laici sia monaci e costruivano campane di ferro battuto. 

Solo in seguito, mischiando rame e stagno, si ottennero campane di bronzo. In Italia sono poche le fonderie rimaste e tra queste la più antica è quella dei Fratelli Marinelli, unica sopravvissuta tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone. Da otto secoli tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’arte antica. Proprio nel Museo Marinelli è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa ad Agnone.

E’ probabile che campane in bronzo di notevoli dimensioni si fondessero ad Agnone anche prima del 1200. Certo è che Nicodemo Marinelli, “Campanarus”, nel 1339 fuse una campana di circa 2 quintali per una chiesa del Frosinate. Campane agnonesi di raffinatissima fattura, che vanno dal XIV secolo in poi, sono visibili su molti campanili dai quali tutt’oggi espandono il loro suono.

Campana in ferro, Fonte originale: Eccellenze Produttive
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Una campana in ferro

"La Produzione"

Le fasi di lavorazione che portano alla nascita della campana richiedono un lavoro attento e paziente, ma principalmente esperienza e passione.

La tecnologia non ha accelerato il ciclo di lavorazione che può variare da due a molti mesi. Nel 1700 la campana aveva finalmente assunto una forma ben definita, molto simile a quella odierna, tuttavia persisteva spesso la sproporzione fra diametro e altezza per cui continuava a conservare un aspetto affusolato. In seguito fu definita una scala campanaria che indicava proporzioni perfette tra spessore, peso, circonferenza e altezza, rapportati al timbro sonoro richiesto. La campana può essere considerata un tronco di cono inserito in un cubo; il suo profilo viene disegnato dal compasso non essendovi linee diritte, come riporta anche Diderot nell’ ”Encyclopedie”, e questo determina la buona riuscita della campana e del suono.

Campana 150°, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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La prima fase di lavorazione consiste nella creazione dell'anima, una struttura di mattoni che ha la forma di una campana per realizzare la quale ci si aiuta con una sagoma di legno di scorrevole.

Sull’anima si sovrappongono alcuni strati di speciali argille fino a ottenere la falsa campana che avrà esattamente lo spessore voluto per la campana di bronzo.

Anima campana, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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L'anima della campana su cui verrà costruita la falsa campana

Su questa superficie perfettamente levigata si cola poi della cera, così la futura campana già prende forma mentre per i fregi e le decorazioni vi è una lavorazione a parte fatta a mano. 



Con molta pazienza e passione sono realizzati dei rilievi in creta di cui è eseguito un calco in gesso e infine un positivo in cera che poi verrà applicato sulla falsa campana.

Falsa campana, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Fregi su una falsa campana

Falsa campana, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Una falsa campana

Mantello, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Sulla sinistra si può vedere il mantello della campana

Giunti a questo punto della lavorazione sono applicati successivi strati di argilla fino a creare quello che è chiamato il mantello della campana.

La struttura viene riscaldata e l’anima fungerà da forno consentendo di sciogliere le varie parti in cera in modo tale da garantire la permanenza in negativo delle iscrizioni e dei fregi sugli strati di argilla che si sono posti successivamente.

Il mantello è delicatamente sollevato al fine di scoprire e togliere la falsa campana  che sarà poi distrutta. Il mantello è poi riposizionato sull'anima, cosicché all’interno del modello si crea l’intercapedine nella quale sarà colato il bronzo fuso, dando vita alla nuova campana.

Il modello sin qui realizzato è pronto per essere collocato nel fosso di colata, ai piedi del forno, dove viene saldamente ancorato al fine di non subire spostamenti durante la fusione. 

La campana sarà fusa in bronzo lega che è ricavata mescolando rame e stagno, ma non in parti uguali (78 parti di rame e 22 parti di stagno), il che garantisce alla struttura una maggiore solidità.

Fusione Campana, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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La fase del getto di colata

La fusione della campana è l’ultimo atto di una lunghissima opera. È la nascita di una nuova creatura dopo una lunga gestazione e come tale genera grande apprensione e va benedetta. L’apertura del forno che dà il via al getto di colata viene fatta invocando “Santa Maria!”. Questa simbologia mistica si lega all’emozione collettiva e si unisce a una spettacolarità di indescrivibile suggestione.

Dopo il raffreddamento la campana viene estratta dal fosso e si procede alla fase di pulitura dove viene liberata da anima e mantello, ripulita e lucidata.

L’ultimo atto è quello del collaudo musicale, che è eseguito con il diapason. La campana è pronta per essere collocata sui campanili.

Campana Vox Fidei, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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La campana "Vox Fidei"

Fonderia Pontificia, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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"Il Territorio"

Agnone è un antico centro montano dell’Alto Molise le cui origini vengono ricondotte alla decaduta città sannitica di Aquilonia. 

Nel 1139 la potente famiglia dei Borrello portò sul luogo un notevole numero di soldati e artigiani veneziani che influenzò molto la vita e l'economia della città. I segni della cultura veneziana sono osservabili ancora oggi nel quartiere originario, quello della Ripa, conosciuto anche come “borgo veneziano”. 

Agnone nel corso dei secoli divenne una ricca e importante città che durante l’800 diede i natali a molte personalità illustri tanto da guadagnarsi il nome di “Atene del Sannio”. Nonostante ciò la rivoluzione dei prezzi legata al primo sviluppo dell’industria italiana intaccò il magico equilibrio che si era venuto a creare in questa cittadina favorendo il fenomeno dell’emigrazione.

Agnone, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Veduta della città di Agnone

L’ultima crescita demografica si ebbe negli anni quaranta per poi subire una continua diminuzione sino a oggi.

Agnone nel mondo è conosciuta poiché sede della più antica fonderia di campane, la cui fondazione è attestata intorno all’anno Mille. Oggi è possibile rivivere la storia di questa azienda visitando il Museo Storico della Campana situato proprio accanto all’antichissima fonderia.

Molto importanti ad Agnone sono le chiese, che rappresentano delle vere e proprie opere d’arte sia per le loro fattezze che per le opere custodite all’interno.

Museo, Fonte originale: Camera di Commercio di Isernia
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Uno dei corridoi del Museo Storico della Campana

Riconoscimenti: storia

Curator—Camera di Commercio di Isernia

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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