Amos Nattini e la Divina Commedia

Ogni artista ha interpretato l’aldilà dantesco lasciandosi ispirare dalla cultura e dalle paure del suo tempo. Amos Nattini, tra il 1915 e il 1939, intraprende questo grandioso progetto con passione e dedizione dandocene una versione assolutamente umana e realistica. Le sue litografie sono state pubblicate insieme al testo dantesco in tre volumi. L'edizione di Fondazione Cariparma è datata 1939.

Inferno Canto I (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto I

Dante uscito dalla selva oscura: "Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi ’mpediva tanto il mio cammino, ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto".

Turbato dall'incontro con le fiere, vede Virgilio: "Quando vidi costui nel gran diserto «Miserere di me» gridai a lui «qual che tu sii od ombra od omo certo!» Rispuosemi: «Non omo, omo già fui e li parenti miei furon lombardi, mantoani per patria ambedui".

Inferno Canto III (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto III

Dante e Virgilio giungono sulla riva dell'Acheronte, il fiume infernale.

Dante vede le anime accalcate: "Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch’attende ciascun uom che Dio non teme".

"Caron dimonio, con occhi di bragia, loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia".

Inferno Canto V (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto V

Nel cerchio dei Lussuriosi vede Paolo e Francesca, gli amanti più famosi della letteratura.

Sarà lei a parlare: "Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona". A nessuno che è amato si può condannare di ricambiare questo amore.

Causa del loro peccato fu la lettura del romanzo di Lancillotto e Ginevra che li spinse al primo bacio: "la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante".

Inferno Canto X (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto X

Nel cerchio degli Eretici, Dante è spaventato da una voce che giunge da una tomba.

Virgilio lo invita a voltarsi. "Volgiti! Che fai? Vedi là Farinata che s’è dritto: da la cintola in sù tutto ’l vedrai".

Farinata degli Uberti, capo ghibellino a Firenze, profetizza a Dante il suo futuro esilio "... che tu saprai quanto quell'arte pesa".

D'improvviso dalla tomba accanto a quella di Farinata emerge Cavalcante Cavalcanti che, in cerca del figlio, si guarda intorno e domanda a Dante: "Se per questo cieco carcere vai per altezza d'ingegno, mio figlio ov'é?".

Inferno Canto XII (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto XII

Nel cerchio dei Violenti verso il Prossimo, Dante deve attraversare il Flegetonte, fiume di sangue bollente.

Virgilio spiega la situazione al Centauro Chirone: "Chirón si volse in su la destra poppa, e disse a Nesso: «Torna, e sì li guida, e fa cansar s’altra schiera v’intoppa»".

Inferno Canto XXXIII (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Inferno Canto XXXIII

Dante arriva nella ghiaccia del Cocito, nel nono cerchio, dove sono puniti i Traditori della Patria e degli Ospiti. Vede il Conte Ugolino mentre sta sopra all'arcivescovo Ruggeri e gli addenta bestialmente il cranio.

"La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. Poi cominciò: Tu vuo’ ch’io rinovelli disperato dolor che ’l cor mi preme già pur pensando, pria ch’io ne favelli".

Purgatorio Canto II (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Purgatorio Canto II

Dante e Virgilio arrivano sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio. Assistono all’arrivo di alcune anime destinate a scontare i loro peccati sul monte. Tra queste Dante incontra l'amico Casella, musico fiorentino.

Catone, custode del Purgatorio, interrompe l’esecuzione e spinge le anime a riprendere il loro cammino di espiazione: "Che è ciò, spiriti lenti? qual negligenza, quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio ch’esser non lascia a voi Dio manifesto".

Purgatorio Canto X (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Purgatorio Canto X

Dante e Virgilio sono sulla prima cornice, ove espiano le anime dei Superbi obbligati a camminare curvi al suolo.

Dante chiede spiegazioni a Virgilio: "Maestro, quel ch’io veggio muovere a noi, non mi sembian persone, e non so che, sì nel veder vaneggio. Ed elli a me: La grave condizione di lor tormento a terra li rannicchia, sì che ’ miei occhi pria n’ebber tencione".

Purgatorio Canto XIX (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Purgatorio Canto XIX

Sulla quinta cornice, ove espiano le anime degli avari e dei prodighi, Dante vede le anime dei penitenti stese con la faccia a terra, che piangono, mentre recitano il salmo Adhaesit pavimento anima mea con profondi sospiri.

Tra le anime Dante riconosce Papa Adriano V "Chi fosti e perché vòlti avete i dossi al sù, mi dì, e se vuo’ ch’io t’impetri cosa di là ond’ io vivendo mossi".

Ed elli a me "Perché i nostri diretri rivolga il cielo a sé, saprai; ma prima scias quod ego fui successor Petri".

Purgatorio Canto XXXI (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Purgatorio Canto XXXI

Nel Paradiso Terrestre sulle rive del fiume Lete, Dante è condotto davanti a Beatrice, che si svela.

"Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi" era la sua canzone "al tuo fedele che, per vederti, ha mossi passi tanti!".

"Per grazia fa noi grazia che disvele a lui la bocca tua, sì che discerna la seconda bellezza che tu cele".

Paradiso Canto I (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Paradiso Canto I

Dante e Beatrice ascendono al Paradiso attraverso la sfera del fuoco, la zona intermedia fra l'atmosfera della Terra e la prima sfera celeste, quella del cielo della Luna. Dante distoglie lo sguardo dal sole e osserva Beatrice, che a sua volta fissa il Cielo.

È impossibile descrivere a parole l'andare oltre alla natura umana "Trasumanar significar per verba non si poria... S’i’ era sol di me quel che creasti novellamente, amor che ‘l ciel governi, tu ‘l sai, che col tuo lume mi levasti".

Paradiso Canto XXXIII (1939/1939) di Amos NattiniCollezione Fondazione Cariparma

Paradiso Canto XXXIII

Nel X Cielo, l'Empireo, San Bernardo supplica la Vergine Maria di concedere a Dante la virtù sufficiente per fissare lo sguardo nella mente di Dio.

"Bernardo m’accennava, e sorridea, perch’ io guardassi suso; ma io era già per me stesso tal qual ei volea: ché la mia vista, venendo sincera, e più e più intrava per lo raggio de l’alta luce che da sé è vera".

Riconoscimenti: storia

Testi a cura di Fondazione Cariparma e Artificio Società Cooperativa

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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