La Deposizione di Benedetto Antelami

“Nell’anno 1178 (mese di aprile) uno scultore realizzò quest’opera; questo scultore fu Benedetto detto Antelami"

Deposizione (1178) di Benedetto AntelamiFabbriceria della Cattedrale

Nel transetto sud si conserva la lastra con la scena della Deposizione di Benedetto Antelami, datata e firmata 1178.

La tavola è la parte superstite di un ambone che si ergeva alto sulla navata sul lato destro della cattedrale, su quattro colonne, ornato di tavole di marmo in cui erano scolpiti i misteri della Passione del Signore. L’opera è stata smantellata nel 1566 nel quadro degli interventi di trasformazione del presbiterio della cattedrale promossi dopo il Concilio di Trento.

La tavola come parte dell’antico ambone va inquadrata nel suo naturale contesto liturgico originario: ha il carattere di una splendida icona liturgica, che pur trovando il suo tema narrativo nei vangeli, pare richiedere una maggiore attenzione contemplativa.

L’iscrizione consente di conoscere immediatamente il nome dello scultore e l’anno della sua esecuzione: ANNO MILLENO CENTENO SEPTUAGE(SI)NO OCTAVO SCULTOR PAT(RA)VIT ME(N)SE SECU(N)DO / ANTELAMI DICTUS SCULPTOR FUIT HIC BENEDICTUS.

Al centro dell’opera è la croce, formata da due tronchi, a dividere tutta la narrazione in due parti. I legni della croce recano gemme atte a segnare l’inizio di una fioritura, un albero della vita, come suggerito dall’Apocalisse e preludio di risurrezione.

Sulla croce è Gesù con la mano sinistra ancora inchiodata alla croce. Nicodemo, raffigurato su una scala, estrae con una tenaglia il chiodo.

È invece Giuseppe d’Arimatea a sostenere il corpo di Gesù, cingendolo con le braccia attorno alla vita e, con un gesto forte e di grande dolcezza, poggiando il proprio volto sul costato di Cristo squarciato dalla lancia del soldato.

Il braccio già schiodato è sorretto dall’arcangelo Gabriele che porta la mano di Gesù al volto della madre.

A destra è scolpito il centurione che alla morte di Gesù confessa la divinità di Cristo, e dietro cinque uomini senza nome, spettatori muti della morte di Gesù.

Nell’angolo destro quattro soldati sono ritratti nell’atto di dividersi la veste inconsutile di Cristo, tirandola a sorte con i dadi in mano.

A sinistra della croce è raffigurato San Giovanni, insieme alle tre Marie presenti ai piedi della croce, prime testimoni del sepolcro vuoto. I volti, la gestualità delle mani, le vesti, la compostezza e l’armonia figurativa di questo gruppo scultoreo suggeriscono un insieme di drammaticità e di verità di un atto liturgico, in contrapposizione all’immagine più frammentaria del gruppo di destra, che pare manifestare turbamento e domanda.

A destra del gruppo centrale è raffigurata la Sinagoga col vessillo abbattuto, cui l’arcangelo Raffaele fa piegare il capo.

Sulla sinistra una figura rappresenta la Chiesa con il vessillo innalzato su cui campeggia la croce, vestita con un abito liturgico e con un calice nella mano destra. Le due figure esprimono simbolicamente nella Sinagoga la fine della prima alleanza, mentre nella Chiesa che subentra, il suo ruolo primario come depositaria della grazia meritata dal sacrificio di Cristo sulla croce.

Negli angoli superiori spiccano due medaglioni fogliati con una testa virile a sinistra, il Sole,

e un volto femminile a destra, la Luna, a segnare la continuità del tempo.

La lastra riunisce scene cronologicamente accadute in momenti diversi. L’agonia in croce, mentre i soldati tirano a sorte la veste, il momento della morte di Gesù con la confessione del centurione, la deposizione nel sepolcro per i tre giorni della sepoltura ed infine il rimando alla risurrezione espressa dalle pie donne.

Lo spettatore viene ulteriormente reso partecipe al racconto, evento che diventa in questo modo contemporaneo, grazie alla presenza del sole e della luna, per segnare il trascorrere del tempo ed alla figura della Chiesa, che continua ad elargire la grazia meritata da Cristo.

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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