Tersicore di Antonio Canova

1811

Tersicore (1811) di Antonio CanovaFondazione Magnani-Rocca

L'artista

Universalmente ritenuto il principale esponente scultoreo del Neoclassicismo, tanto da venire considerato “il nuovo Fidia”, Canova si formò a Venezia negli anni Settanta del XVIII secolo per poi trasferirsi a Roma, città che, al netto dei viaggi che intraprese per eseguire le tante committenze ricevute, rimase il centro gravitazionale della sua attività artistica.

La ricerca del “bello ideale” nella perfezione del marmo scolpito, ispirata al canone classico in sintonia con il pensiero di Winckelmann, si tradusse in opere di assoluto valore, tra cui Amore e Psiche, le tre Grazie e la venerea Paolina Borghese.

Tersicore (1811) di Antonio CanovaFondazione Magnani-Rocca

La scena

Si tratta dell’ultima opera acquistata da Luigi Magnani, prima di morire, nel 1984. Appartenuta precedentemente all’illustre collezionista Giovanni Battista Sommariva, questa statua dal panneggio aggraziato e dal portamento nobile raffigura magistralmente Tersicore, musa della danza e del canto corico, come si può dedurre dalla lira posta sull’alto podio.

Tersicore, uno dei soggetti prediletti da Canova che la raffigurò in diverse versioni, è una delle nove muse della mitologia greca. Solitamente vestita con gli abiti tipici degli aedi, il suo nome deriva dall’unione dei termini greci τέρπω ("dilettare") e χoρός ("danza").

Tersicore (1811) di Antonio CanovaFondazione Magnani-Rocca

L’opera nacque come ritratto di Alexandrine de Bleschamps, seconda moglie di Lucien Bonaparte, fratello minore di Napoleone.

Tuttavia, nel 1811 il Sommariva prelevò la commissione e fece cambiare al Canova la testa modellata sulla figura della principessa, sostituendola con quella attuale, di una bellezza idealizzata.

La tecnica scultorea

Canova era solito realizzare le sue sculture marmoree a partire da un modello in gesso a grandezza naturale, trasferendo in un secondo momento le precise proporzioni della figura sul materiale più nobile tramite il noto sistema dei “punti” e facendo uso di un grande compasso.

Il gesso non rappresentava solo una fase intermedia del processo artistico, ma consisteva in una vera e propria “sfida” trasformativa per Canova, data la sua tipica sordità pallida e priva di vita.

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