Si chiavama Antonio Barozzi, ed è lui l’artefice di questo ingegnoso manufatto.
Geometra e orologiaio nato a Sissa nel 1799, Barozzi aveva approntato l’orologio nel 1828, alcuni mesi prima dell’inaugurazione del Teatro nel maggio 1829, e il 27 di quello stesso mese fu assunto come orologiaio ufficiale del Teatro con il compenso di 120 lire annue per svolgere quanto previsto all’art. 151 del regolamento teatrale...
Veduta della Sala dal Palco RealeTeatro Regio di Parma
...e cioè “obbligo di montare l’orologio della platea in tutte le sere di Teatro, accendendovi il lume occorrente ed anche senza lume nei giorni in cui sarà prova in Teatro”.
Anfratto dello Storico orologio (1829)Teatro Regio di Parma
Il meccanismo, semplicissimo, è quello di un orologio a pendolo.
Alcuni pesi proporzionati alla resistenza delle ruote dentate trasmettono energia al sistema rotorio fino a innescare il movimento della ruota di scappamento, regolato da un’àncora uncinata che a sua volta trasmette il moto al pendolo, la cui oscillazione assicura frequenza costante al sistema.
Storico orologio manuale (1828) di Antonio BarozziTeatro Regio di Parma
L’aspetto più affascinante riguarda però il modo con cui vengono attivati i due anelli che mostrano le cifre di minuti e ore.
Si tratta di due grandi anelli neri, uno con le cifre dei minuti e uno sottostante di diametro maggiore con quelle delle ore, ricoperti all’interno da una striscia di pergamena e con dentini sporgenti sul lembo superiore alla sinistra di ogni numero. I numeri, ritagliati nell’anello nero, risultano perciò schermati solo dallo strato di carta, che permette di modulare la fonte luminosa posta al centro dell’anello inferiore, perciò dietro i numeri.
Un braccio metallico aggancia una forchetta pendente dall’alto e si appoggia al dentino dell’anello superiore.
Attraverso un sistema di corde, la risultante delle forze in gioco permette al braccio metallico di arretrare ogni cinque minuti, in modo da sganciarsi dalla forchetta, liberarsi dall’appoggio al perno e far scorrere in senso antiorario l’anello, per poi rientrare immediatamente bloccandosi al perno successivo, in modo da fermare la ruota all’altezza della nuova cifra oraria.
Storico orologio manuale, i minuti in cifre arabe (1828) di Antonio BarozziTeatro Regio di Parma
Dalla platea si vede questa cifra dei minuti che, fermandosi, compie un piccolo rimbalzo: il rimbalzo del braccio metallico contro il dentino dell’anello trasmettono i movimenti.
Storico orologio manuale, interno degli anelli, si intravede la pergamena con i dentini sporgenti (1828) di Antonio BarozziTeatro Regio di Parma
Terminato il giro dell’anello dei minuti, cioè dodici scatti, il sistema sblocca un secondo braccio a cancelletto, che muove a sua volta di uno scatto l’anellone sottostante che segna le ore grazie a un meccanismo analogo.
Il palcoscenico adibito a sartoria, vista dalla graticcia (1854) di Gaetano MastellariTeatro Regio di Parma
Arcano e impervio è il luogo dove è ospitato questo marchingegno cronografico a sedici metri di altezza...
Ballatoio di accesso alla graticcia realizzato con travi di legno (1854) di Gaetano MastellariTeatro Regio di Parma
...una stanzetta quadrangolare nella quale protagonisti sono decisamente i due grandi anelli con le cifre delle ore e i raccordi di funi che trasmettono i movimenti, mentre nascosto nell’ombra è il piccolo e semplicissimo meccanismo rotorio che alimenta tutto lo spettacolare sistema.
Un nudo tavolino di legno con uno sgabello che fungeva, immaginiamo, da podio per raggiungere le parti superiori delle funi, completa questo anfratto collodiano.
È una stanzetta – detto per inciso – che ha anche una fama di filtro d’amore, visto che leggenda d’epoca di Maria Luigia voleva che chi riuscisse a portare una donna fin qui e a baciarla, l’avrebbe fatta innamorare per sempre. Non è detto comunque che le firme datate graffi te sul muro siano quelle di altrettanti seduttori trionfanti.
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