"La Storia"
A Sant’Elpidio a Mare, nel cuore delle Marche, sorge il Distretto Calzaturiero Fermano-Maceratese, sede di famose griffes che rappresentano l’Italian Style nel mondo.
Il distretto ha origini nel XV secolo con le botteghe artigiane di calzature destinate ai mercati cittadini. Gli statuti cittadini e quelli delle associazioni di mestiere testimoniano l'importanza delle corporazioni di calzolai di quell'epoca, tuttavia, gli studiosi sono per lo più propensi a far risalire l’effettiva nascita del distretto ai primi tre decenni dell’Ottocento.
Originariamente i comuni coinvolti furono Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro, Monte Urano e Monte San Giusto. La produzione sviluppata era quella delle chiochiere, ossia le pianelle di stoffa o pelle, prive di tacco, con suola leggera di pelle cavallina, che in un primo tempo vennero prodotte quasi esclusivamente per i mercati regionali; successivamente l’area d’influenza commerciale si estese allo Stato Pontificio e al Regno di Napoli.
Un calzaturificio di inizio Novecento
Verso il 1870 l’introduzione della macchina a pedale per cucire le tomaie facilitò l’inserimento della manodopera femminile nella produzione calzaturiera ed estese il numero dei comuni interessati dalla produzione di scarpe. Nei primi anni del Novecento vi fu una riconversione produttiva che portò all’abbandono della produzione delle chiochiere e all’avvio della realizzazione di scarpe di tipo economico.
Nel 1945 migliaia di giovani abbandonarono il lavoro dei campi per riversarsi nelle botteghe calzaturiere a gestione familiare che, anno dopo anno, si moltiplicarono aumentando progressivamente fatturato e occupati. Ma è solo alla fine degli anni ‘60 che il Distretto Calzaturiero si è concretizzato grazie all’inizio della produzione industriale di calzature.
Negli anni ’70 le imprese marchigiane si sono trovate così in una posizione di vantaggio, offrendo prodotti qualitativamente e stilisticamente apprezzabili a costi contenuti. E' in questo periodo che nasce l'esigenza di esternalizzare fuori dalla fabbrica alcune fasi, per gestire meglio le produzioni sempre più complesse. Hanno origine così le imprese specializzate come i tacchifici, i tomaifici, i guardolifici.
Dalle prime fasi di evoluzione del distretto calzaturiero ad oggi ci sono stati molti cambiamenti che hanno portato le imprese verso un prodotto sempre innovativo che fa di questo territorio la sede di alcuni dei più noti brand del Made in Italy.
Gli enti camerali supportano le aziende nella presenza e nella visibilità presso le più importanti fiere di settore a livello nazionale e internazionale.
Un artigiano lavora sulla tomaia della scarpa
"Il Calzaturificio"
Ciò che rende unica una scarpa è la maestria con la quale viene realizzata, seguendo rigorosamente le regole ed i canoni delle antiche e tradizionali costruzioni artigianali. Le aziende del Distretto Calzaturiero lavorano con passione, anticipano i cambiamenti, creano innovazione orientando la vocazione artigiana verso la cultura d'impresa contemporanea. Tutto questo le ha portate sui mercati esteri, dove oggi godono di enorme popolarità.
La struttura del distretto risulta molto articolata e comprende imprese specializzate nelle fasi della lavorazione (taglio e orlatura), altre nella produzione di fondi, tacchi e accessori (stringhe, fibbie, etichette, ecc.), oltre a calzaturifici che assemblano il prodotto per conto terzi o producono tramite marchio proprio.
Tra gli orientamenti produttivi prevalgono i segmenti medio-alti e la prevalenza del prodotto classico non fa che confermare l’elevato livello qualitativo del distretto dove si impiegano soprattutto materiali tradizionali quali la pelle e il cuoio per tomaie e suole.
Uno dei progetti in atto per la certificazione ed il riconoscimento della produzione è denominato “100% Made in Italy” (Confartigianato). L'obiettivo del progetto è tutelare la vera qualità italiana sul mercato nazionale e mondiale, perché il prodotto realizzato a regola d’arte abbia spazio e visibilità. Tutte le aziende che hanno aderito al progetto e superato le fasi di controllo, utilizzano questo marchio nella propria comunicazione e in ogni singolo prodotto che viene commercializzato.
Il distretto si caratterizza per tre poli produttivi specializzati per tipo di prodotto: nell’area di Montegranaro vengono realizzate prevalentemente calzature da uomo, nella zona di Monte Urano le calzature da bambino e nel comprensorio Civitanova Marche – Sant’Elpidio a Mare – Porto Sant’Elpidio le scarpe da donna.
"Cultura"
La volontà di valorizzare l’enorme patrimonio produttivo e, quindi, di custodire una parte fondamentale della storia e delle tradizioni caratterizzate da una forte vocazione calzaturiera, ha trovato il giusto riconoscimento con l’istituzione nel 1998 da parte del Comune di Sant’Elpidio a Mare, del museo della calzatura, successivamente intitolato al “Cav. Vincenzo Andolfi”.
Il museo espone migliaia di reperti di scarpe, forme, e utensili per la lavorazione.
La forma utilizzata per creare delle tomaie intrecciate
Per diffondere l'identità di questo prodotto oltre all'esposizione museale, ogni anno vengono organizzati eventi e mostre tematiche che ripercorrono alcuni periodi storici.
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"Curiosità"
Persino il Boccaccio nella quinta novella dell’ottava giornata del Decamerone, quella che tratta dell’esilarante scherzo al giudice elpidiense Niccola, chiamato a Firenze ad udir le ‘quistioni criminali’, ricorda che “le scarpe prodotte dagli artigiani di Montegranaro e Sant'Elpidio a Mare erano così belle e di qualità da essere richieste ed esportate non solo in Toscana, ma addirittura nei Paesi Balcanici”.
La costruzione di una scarpa è un’operazione molto complessa; basti pensare che i passaggi per la realizzazione di una scarpa da uomo cucita a guardolo sono circa 220, mentre per quella da donna sono circa 60.
Curator—Camera di Commercio di Fermo