Può un suono insidiare? Ferire? Uccidere? Esiste una sonorità in grado di allontanare, di respingere, di urtare? Quali vibrazioni e quali pressioni soniche sono sopportabili dal corpo umano? Avete mai visto un cannone acustico? Si dice sia stato utilizzato contro i pirati. E si favoleggia di ronzii omicidi e di grida capaci di spingere lontano. Forse la prossima grande guerra verrà combattuta proprio così. HL (2009), 25 L (2010) e LK100A (2010) sono tre lavori che differiscono in parte per forma assunta e materiali usati, ma partono tutti e tre da una base comune: quella dello studio e della ricerca riguardo le armi acustiche. Sono lavori che si riempiono d’aria, caricandola nei bacini dei compressori come in un grande ventre. Trattengono il respiro fino al limite del possibile e poi lo rilasciano con violenza, con forza. Le corde vocali dei clacson, sollecitate, vibrano. I tubi fanno scorrere poi quel respiro costretto, lo conducono e amplificano, sommandone stridori e fruscii. Gli imbuti finali, elegantissime bocche, permettono con garbo e decisione lo sfiato. Lo scaricamento. Lo sfogo. Fino in fondo. Fino al silenzio. Quando tacciono, possono esser confusi con degli attraenti arbusti. Dai fusti cilindrici e dai grandi fiori a trombetta. Resistenti al gelo. Protesi, a colpire. Tossici.