Lavorare al mio David è stato come abbassare le linee difensive ed iniziare a esplorare un lato nascosto di me. Abituata a mostrarmi forte, combattiva e priva di debolezze, quest’occasione mi ha fatto capire che, a volte, è necessario togliersi l’armatura che indossiamo nella quotidianità. Non bisogna, dunque, vergognarsi o avere paura dei segni delle proprie battaglie: sono ciò che ci ha forgiato, che ci rende quello che siamo e di cui dovremmo andare fieri, anche solo per il fatto di averle affrontate e superate.
Il mio David racconta di una sensazione di vuoto incolmabile, di una voragine che compare improvvisamente e ti consuma diventando sempre più grande, pesante. Al suo addio, una parte di te l’ha accompagnato, andandosene per sempre. L’abisso.
Allora inizia la vera sfida: una lotta contro il tempo per evitare di svanire del tutto. Un equilibrio da ricostruire, ferite da rimarginare e voragini da riempire. Una nuova sensazione che nasce, anzi, riemerge, innescando un meccanismo di rigenerazione che, dall’interno, si espande verso il mondo. Nulla sarà più come prima. Nuova bellezza, nuova forza: nuova vita!