Una cicatrice non è solo un segno lasciato da una ferita rimarginata, conseguenza di un evento traumatico ma è anche un modo usato nei secoli dagli uomini per decorare i propri corpi, violando il confine che ci separa gli uni dagli altri. Il progetto Cicatrici è quindi l’opportunità per mostrare e condividere una rappresentazione più o meno metaforica dei marchi che adornano la nostra pelle e la nostra mente, in modo da poter essere uniti da una empatia ancestrale, anche solo per un attimo.
Nella speranza di usare questa pelle lacerata per congiungerci, l’opera è arte, cioè il prodotto di esperienza e tecnica tramandate per millenni dagli esseri umani. Una matrice in plastica, ottenuto con la stampa 3D, ha accolto una colata di geopolimero, una ceramica amorfa analoga al cemento romano. Lo stampo è stato poi parzialmente sciolto, sbocciando come un sudario a svelare il suo contenuto: la semplice traduzione su di un sasso delle forme di David e delle mie strie, ricordo di una ghiandola che decise di intraprendere una strada diversa dalla mia.