In questa grande tela non si vedono, o almeno s’intravvedono, oggetti circostanziati, ma icone sparpagliate, frammenti luminosi in un buio notturno somigliante ben poco ad un cielo stellato: ed infatti nella breve spiegazione che l’artista ha dato della sua “tecnica mista” afferma che si tratta di una “rotazione delle sfere celesti”, ovvero di un fenomeno cosmico generante bagliori. L’apparato scenografico trascendentale avrebbe dovuto essere il pretesto per una movimentata azione di più personaggi, una cacciata di demoni da parte di un drappello di angeli. La prima stesura è stata in seguito ripulita dai demoni e concentrata sulla presenza, nella parte superiore del dipinto, di tre apparizioni antropomorfe in atteggiamenti diversi. Angeli, demoni, stelle che sembrano esplodere in una ridda di schegge leggere, uno spettacolo nel quale le pseudocreature alate non sono affatto angeliche secondo la tradizione cristiana ma semplici volatili, appunto le “oche” indicate nella didascalia.(A. Longatti)