GLUKLYA / Natalya Pershina – Yakimanskaya
Nata a Leningrado (oggi San Pietroburgo), Russia, nel 1969.
Vive e lavora fra San Pietroburgo e Amsterdam, Olanda.
L’artista russa GLUKLYA espone chiaramente i suoi obiettivi: “Il posto di un artista è a fianco dei deboli”. Parole che fanno parte del manifesto di Factory of Found Clothes (FCC), il collettivo artistico che, nel 1995, ha fondato a San Pietroburgo insieme a Tsaplya (Olga Egorova). Il motivo ricorrente di FCC, un abito bianco utilizzato nelle prime performance e azioni, comunicava le doti – accettazione della fragilità e sfacciataggine – che FCC ritiene decisive per ottenere giustizia sociale. Con FCC, l’artista ha affilato i suoi coltelli contro la mancata promessa di emancipazione della donna in Unione Sovietica mediante la parità nel lavoro, una mancanza che rinforzava il modello dell’ideale maschile attraverso la forza e la dominazione.
Le performance, le installazioni, i laboratori e i video più recenti di FCC allargano il problema ai gruppi sociali più vulnerabili, in particolare ai migranti privi di specializzazione provenienti dalle ex Repubbliche sovietiche e ai pensionati. Una rimessa a fuoco che, nel 2010, accompagna la transizione di GLUKLYA al timone di FCC e la sua partecipazione alla piattaforma intellettuale di sinistra Chto delat? (Che fare?) fin dal 2003. Per creare una performance, la videoinstallazione di FCC Wings of Migrants (2012) riunisce ballerini professionisti russi e immigranti illegali dall’Asia centrale che lavorano nel campo delle costruzioni. Mentre i gesti dell’arte russa e quelli di un lavoro fisico estenuante si contaminano e si arricchiscono reciprocamente, nasce una coreografia che apre la strada verso una maggiore empatia da entrambe le parti. Il video si conclude quando uno degli operai si toglie l’uniforme e abbandona il cantiere fatiscente per un futuro che, seppure incerto, deciderà da solo.
L’attuale performance di FCC, Utopian Clothes Shop (2004-), traduce storie personali, spesso di giovani donne, in parole o immagini trascritte sugli abiti o, a volte, nascoste nelle fodere o sotto lembi di tessuto. Nel 2012 GLUKLYA ha trasformato questo progetto in un’azione pubblica dal titolo Clothes for the Demonstration (2012), che ha sfidato la legittimità della rielezione di Putin alla presidenza. Gli abiti, che un tempo avevano svelato speranze e paure personali, sono diventati vessilli pubblici che chiedono riconoscimento e cambiamento. Se all’inizio della sua attività GLUKLYA utilizzava come mezzo di protesta, e di sopravvivenza, una collaborazione in spazi intimi e privati con altri artisti cresciuti sotto il comunismo, Clothes for the Demonstration suggerisce che oggi bisogna farsi vedere per essere sentiti quando si lotta per la trasformazione politica e sociale della Russia.