Il cassone nuziale, costruito in legno di abete con la tecnica degli incastri a coda di rondine, è impreziosito da una pregiata cornice a dentelli e decorato da una sovrabbondante decorazione in pastiglia dorata, che suddivide per mezzo di candelabre il riquadro centrale con l'arme della famiglia Giusti dai due riquadri laterali dipinti. Quattro coppie di foglie annodate in corrispondenza degli angoli donano ai tre campi isolati sulla fronte una forma quasi circolare, che ritroviamo pure su entrambi i fianchi. Coperchio e maniglie sono eccezionalmente ancora originali, come la cassa al suo interno. Gli scomparti dipinti illustrano due momenti della vicenda di Virgilio, Virginia e Claudio Appio, narrata da Livio (III, 44-58), Diodoro Siculo (XII, 24,2), Dionigi di Alicarnasso (XI, 28, 2 segg.), Cicerone (De finibus bonorum et malorum) e Valerio Massimo (VI, I, 2): Virgina condotta davanti ad Appio Claudio e Virginia uccisa nel foro dal padre Virginio. Questo secondo episodio è rappresentato in modo estremamente realistico e letterale in quanto mostra Virginio che, brandendo un coltello sottratto dalla bottega di un macellaio, sta sgozzando la figlia.