Nidhal Chamekh
Nato a Dahmani, Tunisia, nel 1985.
Vive e lavora fra Parigi, Francia, e Tunisi, Tunisia.
Forme somatiche fluttuano liberamente su superfici piatte. Dita umane in resina, estremamente realistiche, sono attaccate a una parete e presentano, sulla punta, pallottole dorate da 9mm. Con questo linguaggio figurativo affettivo, Nidhal Chamekh offre pregnanti articolazioni della realtà materiale. Nato in una famiglia di importanti attivisti politici, ha conseguito una laurea di primo grado presso l’Accademia di Belle Arti di Tunisi (2008), e una laurea di secondo grado presso Paris 1, Pantheon la Sorbonne, a Parigi (2010), dove sta attualmente svolgendo un dottorato. Visivamente eloquente e con un talento sublime, Chamekh lavora con una vasta gamma di forme artistiche, compresi disegno, scultura, video e installazioni con materiali vari. La storia di attivismo politico della sua famiglia influisce in modo significativo sulle sue opere, concentrate in particolare sull’ambito storico e politico.
La sua pionieristica serie De quoi revent les martyrs?, dodici disegni su carta esposti alla Biennale di Venezia, richiama l’attenzione sugli eventi della Primavera Araba del 2011. Realizzati al culmine della rivoluzione e completati due anni dopo, i disegni sono schizzi anatomico-scientifici di parti del corpo umano, trasferimenti di immagini combinati, fra le altre cose, con scritte in arabo, teste di animali su forme umane, fucili e bastoni della polizia. L’insieme presenta una visione distopica delle sollevazioni politiche e sociali e delle loro durevoli conseguenze. Le rivoluzioni hanno un costo elevato in termini di vite umane e di materiali. E non sempre sognano il martirio soltanto alcuni utopisti ispirati dalla jihad che immaginano una morte fatalistica. Pensiamo al venditore di frutta il cui disperato atto di autoimmolazione quel fatale 17 dicembre 2010 ha spinto le masse a riversarsi per le strade di Tunisi e a dare avvio all’ondata rivoluzionaria di proteste, che si è poi diffusa in tutto il mondo arabo. Un’altra opera di Chamekh, The Anti-Clock Project (2015), è un’installazione che riesamina la funzione sociale dei monumenti pubblici come forme simboliche della costruzione di una nazione, ma anche come riflesso delle storie politiche distorte per commemorare i programmi di leader politici che fanno solo il proprio interesse.