Cangrande, vissuto agli inizi del Trecento, fu il maggiore esponente della signoria scaligera, sia come politico sia come uomo di cultura. Ospitò alla sua corte Dante, esule da Firenze, il quale lo celebrò in alcuni versi del Paradiso. La statua fu scolpita per la sommità della tomba del signore, sopra il portale laterale della chiesa di Santa Maria Antica, subito dopo la sua improvvisa morte, nel 1329, per le cure del suo successore Mastino II. L’opera ha perso completamente la decorazione pittorica originale. Scaraventata a terra da un fulmine nel Seicento, fu ricomposta alla meglio e ricollocata al suo posto. Alcuni pezzi furono rifatti in un restauro ottocentesco – per esempio l’elmo calato sulle spalle e parte della gualdrappa del cavallo. Nel 1911 venne rimossa e sostituita nel luogo di origine da una copia. Nonostante i danni subiti, è tra le più affascinanti sculture di tutta l’età gotica, ma ne è ignoto l’autore, che alcuni hanno voluto identificare in Giovanni di Rigino. Di certo si può dire che della stessa mano sono altre parti della stessa arca e la statua equestre, altrettanto bella ma assai consunta, di Mastino II.