Libertà è uscire dalla scatola

Libertà è uscire dalla scatola. Questo il titolo della grande opera che lo stesso Parisi volle donare alla Pinacoteca di Como. Titolo “manifesto” che rimanda a una serie di ricerche artistico- progettuali che hanno come tema unificante la crisi esistenziale dell’uomo moderno e il suo ipotetico superamento attraverso una nuova visione del vivere. Parisi fu uomo “rinascimentale”, come amava definirsi, fu fotografo, cineasta, designer, architetto, ed anche pittore. Parisi sarà pittore sempre, in modo più intimo e riservato durante gli anni d’oro del design, in maniera dirompente ed esplicita a partire dalla fine degli anni Sessanta. In questo periodo di grandi stravolgimenti sociali, Parisi si avvicina ai movimenti artistici e culturali d’avanguardia, quando lo stimolo di rappresentare le sue riflessioni sulla condizione esistenziale dell’uomo diventa urgenza espressiva. Nascono così le “tavole di sollecitazione progettuale”, collages, chine, olii, che rimandano a temi economici, sociali, etici, esistenziali e a considerazioni sul vivere sempre più alienato, “inscatolato”. Tra queste opere troviamo il ciclo Libertà è uscire dalla scatola in cui il contenitore stretto e angusto non è solo il limite del proprio confine abitativo ma una cella, un loculo mentale in cui l’uomo è costretto in una sorta di sudditanza fisica e psicologica. Rompere i limiti materiali, distruggere quella scatola da girone dantesco per ritrovare la libertà, ricucendo i rapporti esistenziali: questa è la provocazione che Parisi sostiene, per un nuovo percorso di vita, “totale, coinvolgente, senza compromessi”.
(R. Lietta)