"Può un freezer bianco, grande, freddo ribellarsi al suo essere semplicemente un congelatore per cibi surgelati e mutare, grazie al lavoro dell’artista, in qualcosa d’altro? Pare di si, dato che Andrea Contin lo ha trasformato in una prigione agghiacciante per un corpo parlante. Una mutazione è avvenuta e qualcosa sta ancora lottando tra il buio e la luce: una voce abita quello spazio, un uomo chiede di uscire, si sente il respiro. Il freezer non è più un frigorifero perché ha imprigionato dentro la sua cavità color ghiaccio un corpo, un uomo, un’immagine. E’ iniziata una lotta, senza spargimento di sangue, anzi “divertente”, tra il corpo caldo dell’artista e il corpo freddo del freezer. Un corpo a corpo, una lotta fatta di respiri ansimanti e di stiramenti di muscoli (…)".
Maura Pozzati