Cicatrici? Genialata collettiva quella di rappresentare, raccontare e trascendere i segni profondi dell’animo, così da renderli tutti più universali e meno vulnerabili, tanto da riscoprire l’arte come gesto catartico, in grado di elevare l’uomo dal suo dolore, come in celebrazione di una storia.
La mia Venere è custode del mondo celeste e terreno, la spiritualità e l’umanità, l’amore verso tutti, la particolarità di ogni cultura e l’incontro particolare tra quella greca e africana. Ecco il simbolo di una nuova Umanità, della decadenza dell’individualismo, dell’ego.
Una sagoma che rappresenta tanti, che si sente parte di una tribù dell’umanità intera, che ha il dono del senso di comunità. Un inno alla libertà, a un mondo senza capi, competizione, in cui a ciascuno interessa superare se stesso ma non gli altri, in cui ognuno è quella nuvola bianca con una sua forma, unica, particolare, ineguagliabile con le sue cicatrici, le sue perle e può trovare il proprio posto nel mondo, il paradiso. E vivere come un Dio liberandosi ed elevandosi sopra ogni cosa e ogni dolore, grazie all’umanità che è quel tappeto di nuvole che crea il cielo. L’amore esiste perché esistono le persone.