L’inginocchiatoio risale agli inizi della carriera di Piffetti e si avvicina a gli arredi romani che l’artista ebbe modo di conoscere durante il suo periodo formativo nella città papale (1722 circa -1730). Gli intarsi di arbusti di rose e volute rocaille che ornano i pannelli furono eseguiti con grande perizia naturalistica, rifacendosi ai testi botanici dell’epoca; essi rimandano ai motivi floreali che compaiono sulla scrivania ‘alla mazzarina’ esposta in Sala Feste e nella libreria già a Villa della Regina e dal 1889 al Palazzo del Quirinale a Roma, realizzata tra il 1735 e il 1740.