L’opera donata dall’artista all’Hospice ha una particolare importanza: appartiene infatti al ciclo Lotophagie, ciclo inesausto che conta oggi più di 160 opere, ispirato all’episodio dei Lotofagi dell’Odissea, il popolo che mangia i fiori di Loto per dimenticare. Tutta la serie parte da un supporto particolare: grandi fondali di opere liriche in carta e tela che l’artista raccoglie da anni; un materiale già carico di memoria, di suoni, voci, gesti su cui Caccioni usa colori a olio
(spesso puro olio di papavero), stesi sulle vecchie carte in modo da allargarsi, estendersi “naturalmente”, creando un dialogo con i colori già presenti che vengono asportati. Ne risultano immagini ipnotiche, di ricordi sfumati nelle nebbie della mente: fiori, scimmie, figure informi o segni, proprio come quelle nella testa dei mangiatori di loto di Omero.
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