L’opera donata all’Hospice fa parte della serie Night Ski: impianti di sci fotografati di notte, sotto la luce di potenti riflettori che evidenziano fin nel minimo dettaglio i soggetti rendendoli così da familiari a inquietanti e surreali. Di giorno, sono luoghi pieni di turisti vocianti, di sci che cozzano tra loro, di odore di latte solare, dei bip degli skipass; di notte hanno un’altra vita, diventano minacciosi, quasi metafisici, mettono addosso uno stato di sottile ansia. Non ci accorgiamo mai di come sono veramente questi posti, li usiamo e basta: adesso, invece, siamo costretti a guardarli. Non siamo più tanto sicuri di questi oggetti, di questi luoghi, di questi spazi; come bambini ci viene da nascondere la testa sotto la coperta, aspettando che torni la luce e tutto riprenda l’aspetto “normale”, ben consapevoli, però, di avere visto “l’altra faccia delle cose”.