La piccola tavola raffigura Maria Egiziaca in meditazione nel deserto di Palestina, rivestita solamente dei suoi lunghi capelli, sullo sfondo Gerusalemme e il Giordano. Gli elementi legati alla cultura figurativa nordica sono evidenti nella straordinaria finezza esecutiva e nella tipologia stessa della santa, dai lineamenti delicati e dall’altissima fronte bombata. Essa può ricordare certi modelli femminili dipinti da Rogier van der Weyden intorno al 1450, in prossimità del suo documentato soggiorno italiano. Il paesaggio, invece, nella sua luminosità e coerenza prospettica, è assolutamente italiano (o meglio toscano) e palesa indubbi punti di contatto con la produzione giovanile di Piero della Francesca, visibile in particolare nel corso d’acqua che si snoda in anse sinuose e in cui si rispecchiano i fusti degli alberi e le mura della città. Le analisi stratigrafiche condotte in occasione del restauro hanno rivelato che la tavola veronese è stata realizzata con una tecnica mista, alternando i tradizionali leganti a tempera con colori oleo-resinosi, su una preparazione costituita da uno strato di carbonato di calcio, colla e olio seccativo, molto rara nella pittura italiana e comune invece nelle botteghe tedesche e fiamminghe.