Questa grande lunetta ornava in origine la cappella di San Michele nella chiesa domenicana di San Giovanni Pedemonte. La cappella era il luogo di sepoltura della facoltosa famiglia Gallio, che dal tardo Cinquecento, grazie alla carriera romana del cardinale Tolomeo, aveva raggiunto livelli di magnificenza senza pari nel contesto comasco. Anche la decorazione della cappella di famiglia rientrava in questa politica di affermazione della stirpe e non a caso la scelta dell’autore cadde su uno dei pittori emergenti sul palcoscenico milanese, Carlo Francesco Nuvolone. Figlio d’arte, Carlo Francesco, si avvia alla pittura affiancando agli insegnamenti del padre Panfilo l’interesse per la pittura più innovativa di Giulio Cesare Procaccini e del Cerano. La lunetta dipinta per i Gallio si colloca all’inizio del suo percorso artistico e mostra la convivenza tra elementi derivati dalla cultura tardomanierista e primi segnali dei futuri sviluppi. Piuttosto tradizionali appaiono l’impianto compositivo e il gusto per gli svolazzi e i rigonfiamenti delle vesti degli angeli. Accenti più innovativi, sulla scia di Giulio Cesare Procaccini, emergono invece nell’ammorbidimento della stesura pittorica e nello schiarimento della tavolozza, cui si accompagna la ricerca di una resa emotiva più affabile e rasserenata. (P. Vanoli)