L’arcangelo Michele irrompe alla testa di un drappello di angeli armati di spade e di picche, precipitando verso l’inferno gli angeli ribelli a Dio. La sua figura, in armi, con la spada sguainata e lo scudo che sembra brillare di luce propria, fa da fulcro all’intera composizione, dando ordine al groviglio dei corpi sconvolti dalla lotta. Questa grande tela fu realizzata per la cappella di San Michele nella chiesa domenicana di San Giovanni Pedemonte a Como, demolita nel primo Ottocento. Nella cappella, di patronato della nobile famiglia comasca dei Gallio, si conservava anche la lunetta con San Michele arcangelo trionfante di Carlo Francesco Nuvolone. L’incarico per l’esecuzione dell’opera fu affidato al Morazzone, uno dei pittori di maggior spicco in Lombardia. Di certo questa grande tela è una delle composizioni più drammatiche e spettacolari del pittore, dalla quale emergono le radici tardomanieriste del suo linguaggio e il suo virtuosismo estroso nelle pose spericolate dei demoni in caduta. (P. Vanoli)
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