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essere utile ricordare che il Marchioro muore nel 1935, in
ascesa, anche se la stampa più evoluta accennava al carat-
tere oleografico-verista delle sue realizzazioni sceniche,
come quel Nerone di Mascagni alla Scala (1935) spettacolo-
so, pieno di ricerca zelante e minuziosa dei particolari
IMusicale Fiorentino
e di effetti contro cui due anni prima il 1° Maggio aveva
polemicamente iniziato la propria attività (12).
La confusione tra pittura e scenografia sancita
come dato di fatto dal giovane Ferrario che davanti ad una
scena grida: voglio fare il pittore, ha la definitiva con-
ferma in questo costume non certo sporadico dello scenogra-
fo che è contemporaneamente pittore.
Corsi regolari di pittura con Cesare Tallone ave-
741880)
va seguito il Santòni) che salì il palcoscenico collaborato-
re assiduo di Rovescalli, Savinio Labo fece il suo ingresso
alle Biennali Veneziane prima di lavorare alla Scala anch'e-
gli vicino al Rovescali, e così dal 1905 al 1909 vi era
escalta
1886).
comparso Giovanni Grandi bolognese. Alcuni pittori di caval-
Cesare FRATINO, ALDOCARPI, GIUSEPPE PALANTI,
letto vennero chiamati dal Caramba,\ma la loro levatura vie-
ta di credere che vi siano stati apporti di qualche rilievo.
Comunque la via giusta, sia pure con tutti i suoi limiti e
con la sua funzione forse soltanto provvisoria, era quella.
I "maestri scopa" credevano di tramandarsi l'un
l'altro il segreto dell'arte, quando non avevano più nelle
(12) M.Labroca nel Lavoro Fascista Roma 18/1/35
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