Si tratta di una predella che narra le gesta, i miracoli e il martirio, dei santi raffigurati nel dipinto soprastante. La storia di Barbara, una santa leggendaria creata dalla fantasia dei primi cristiani, comincia sulla sinistra, dove si vede la torre in cui suo padre, pagano e crudele, volle rinchiudere la figlia convertita al cristianesimo. Essa però riesce a fuggire miracolosamente. Catturata, viene condotta davanti al prefetto romano che, al suo rifiuto di abiurare la nuova religione, la condanna ad atroci supplizi. Le sue carni vengono straziate con il ferro e con il fuoco, ma Barbara ne esce miracolosamente indenne. La fanciulla viene allora condotta nuda per le strade della città, in segno di scherno, ma un angelo scende dal cielo a velarne la nudità. La città teatro dell’episodio è in questo caso Verona: si riconosce infatti piazza dei Signori, con a sinistra la loggia del Consiglio, i palazzi merlati già dimore degli Scaligeri e allora delle autorità veneziane e, oltre l’arco sul fondo, l’arca di Mastino II. Infine Barbara è condotta davanti all’imperatore, che la condanna alla decapitazione. Ad eseguire la condanna sarà il suo stesso padre, che nell’ultima scena vediamo incenerito da un fulmine divino.