Al tempo dell’acquisto da parte di Paolo Tosio, l’Adorazione dei pastori doveva apparire più consona ai gusti classicisti dell’acquirente rispetto a quanto appaia ora: numerose ridipinture avevano appiattito i trapassi chiaroscurali e uniformato le tinte. Così connotata, la tela rappresentava un efficace strumento di rievocazione di intimi e partecipati sentimenti religiosi, che è quanto i collezionisti del tempo ricercavano nelle opere dei maestri del Rinascimento.
Restituita a una corretta lettura dai restauri più recenti, l’Adorazione dei pastori rappresenta invece uno dei più importanti esempi lotteschi della pittura della realtà: si veda l’umile semplicità della capanna, in cui il divino e l’umano si incontrano nell’intimità di una scena familiare, valorizzata dal sapiente calibro della luce che accende e spegne le figure con diversi gradi di intensità.
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