Sei cicatrici sulla mia pelle: due significative e quattro più piccole, tutte trasformate in un vero progetto, toccante e significativo. Avere addosso queste tracce fisiche mi indebolisce, mi segna ma mi rafforza al tempo stesso. La mia Venere è il mio ritratto, il prototipo del mio corpo e delle impronte che col passare del tempo hanno segnato materia e anima. Più la guardo e più mi sembra di specchiarmi in lei. Senza pudore, la Venere, con tutto il suo fascino, mostra la sua eccezionale e intraprendente bellezza portando in grembo le mie imperfezioni, donando loro fascino e scrutando curiosità, rendendole uniche e preziose, immutabili nel tempo e nello spazio. Custodendole nella sua grazia divina e nella sua tunica avvolta dolcemente. Seppur imperfetta, resta così dannatamente seducente.