"Per “I’ll Be There Forever”, Simone Berti osserva la storia dell’arte per creare dipinti ispirati alle dame della pittura del Rinascimento fiammingo, in cui le cuffie bianche che inquadrano i volti delle figure femminili si trasformano in architetture immaginarie, che si spostano dalla bidimensionalità del quadro alla tridimensionalità della scultura. I dipinti di Berti sono incastonati in strutture che creano un ambiente totale, moltiplicato e riflesso dagli specchi. Ci si trova così all’interno di un contesto straniante e difficile da definire, in cui arte, architettura e ambiente assumono connotati diversi, impossibili da classificare. È l’estetica di Simone Berti, in cui le cose, intese nella complessità che Michel Foucault attribuisce loro in “Le parole e le cose” (1966), iniziano a vivere di vita propria; non ci sono nemmeno parole per definirle, si entra nella sfera dell’invenzione non riconducibile a un linguaggio codificato. I lavori di Berti sono invenzioni: giardini sospesi su molle; uomini installati su trampoli / piedistalli e collocati ai lati di un ingresso come erme classiche; progetti per dimore all’interno di alberi che fanno pensare a un altro visionario come Il barone rampante (1957) di Calvino; salotti sollevati all’altezza di piante centenarie, collocati in un bosco all’altezza delle fronde e alla luce del sole." Cloe Piccoli