Nell’opera donata all’Hospice, una candela si consuma lentamente davanti ad una piccolissima finestra che sembra quella di una cella monacale, all’interno di un monastero dove regna il silenzio e dove si comunica per segni e simboli. Un dialogo muto con chi guarda, in cui il memento mori della candela che prima o poi si spegnerà è in aperto contrasto con la fotografia che ritrae la candela stessa, poiché se la fotografia da una parte è segno di eternità – infatti si usa il verbo “immortalare” – dall’altro la candela è simbolo della caducità per eccellenza. Ma la domanda rimane aperta: chi ha il sopravvento?