La Venere-mamma l’ho pensata immediatamente con un gran buco nella pancia perché solo noi mamme sappiamo che il rapporto con un figlio è così, viscerale.
Solo noi mamme percepiamo e ricordiamo a vita la sensazione di quel fremito nel ventre quando i nostri figli iniziano a crescere e a galleggiare in noi, durante la gravidanza. È proprio per questo che la mia Venere, lì, ha un gran buco: è la sensazione tangibile che si fa strada, è un cazzotto della vita ben assestato là dove tutto è iniziato, è un tentativo beffardo del destino di interruzione di quel cordone ombelicale tanto diverso dal taglio in sala parto o dal naturale distacco che si crea con la crescita di un figlio. Ecco allora che alla mia Venere crescono delle braccia molto lunghe, con delle mani tanto grandi sempre pronte a fare, fare, fare! Braccia e mani immense per lavorare, accudire, guidare, cucinare, stringere le mani a dottori, pulire in maniera maniacale dopo il trapianto, sterilizzare, pettinare(!), abbracciare, accarezzare, sostenere, portare valigie
per i ricoveri, accompagnare a visite, ritirare referti, telefonare agli altri figli che rimangono a casa, organizzare, far girare la vita di tutta la famiglia...
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