Calotipia

Processo per lo sviluppo su carta di immagini da negativo, messo a punto da William Henry Fox Talbot nel settembre 1840 e da lui brevettato nel 1841. La carta da lettera, di buona qualità, veniva trattata con una soluzione di nitrato d'argento e ioduro di potassio. Dopo l'asciugatura, la carta poteva essere conservata in un luogo buio per un tempo indefinito in attesa dell'utilizzo o impiegata immediatamente. Prima dell'esposizione in camera oscura, di solito si aumentava la fotosensibilità della carta con una soluzione preparata al momento di nitrato d'argento, acido gallico e acido acetico. Al termine dell'esposizione, l'immagine veniva sviluppata con una soluzione simile di acido gallico e nitrato d'argento, quindi fissata con una soluzione di bromuro di potassio o, più comunemente, iposolfito di sodio o tiosolfato di sodio. Il negativo finale veniva poi trattato con cera per renderlo traslucido. Le stampe in positivo ottenute dai negativi erano eseguite su carta trattata con sale da cucina, come descritto da Talbot per il suo processo di "disegno fotogenico". La calotipia era la procedura di sviluppo da negativo a positivo più utilizzata tra il 1841 e il 1851. Era nota tra i fotografi dilettanti paesaggisti e architettonici, soprattutto in Gran Bretagna e in Francia. Le conoscenze approssimative in materia chimica del tempo influirono sulla stabilità del calotipo, che perciò aveva la tendenza a sbiadire, mentre l'utilizzo di carta dalla trama irregolare produceva una rappresentazione molto meno dettagliata della realtà visibile.
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© Grove Art / OUP

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