Gianfranco Ferré: Giappone, la nobile perfezione di segni, forme e figure

“Luna a Shinagawa”, 1788 circa di Kitagawa UtamaroCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Questa immagine è la prima di un’intera sequenza che vuole testimoniare la straordinaria varietà e raffinatezza di motivi pittorici e decorativi a cui l’universo tessile tradizionale del Giappone può fare riferimento.

“Scroscio improvviso nel caldo estivo”, tra il 1847 e il 1851 di Utagawa KuniyoshiCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Stampa di Utagawa Kuniyoshi, considerato uno degli ultimi grandi maestri della pittura e della silografia giapponese in stile ukiyo-e, un genere di stampa artistica impressa su carta con matrici di legno. Tutt‘altro che secondaria è l’attenzione che l’artista presta alla raffigurazione dei motivi e delle fantasie impresse sui tessuti degli indumenti.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

L’andamento delle fantasie a stampa sul tessuto sembra andare di pari passo con il fluttuare dei capi in rapporto alla figura in movimento che li indossa.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il disegno, ma anche l’identità, lieve e corposa al contempo, dei tessuti punta sui toni del blu deciso e del blu porcellana e soprattutto evoca in termini diretti i capi indossati dalle figure ritratte sia da Utamaro che da Kuniyoshi.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Gianfranco Ferré riprende con grande frequenza due connotazioni dell’identità estetica giapponese: da una parte le fantasie floreali, variopinte ed enfatizzate, dall’altra i segni grafici dei dipinti zen, entrambi rimodulati spesso su conformazioni regolari e geometriche.

Gianfranco Ferré, Advertising Primavera / Estate 1986 di Herb RittsCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Inoltre Ferré trasforma in segni grafici fiori e andamenti a meandro, accostandoli a ricami che si possono intendere come veri e propri riferimenti alla “via della scrittura”.

“Bellezza che guarda all’indietro”, fine del secolo XVII di Hishikawa MoronobuCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Bellezza che guarda all’indietro”, dipinto di Hishikawa Moronobu della fine del secolo XVII: in un’unica, incisiva immagine si ritrovano molti dei segni propri dell’estetica giapponese che Gianfranco Ferré, nel suo stile, riporta alla contemporaneità.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nella totale attualità di questo completo, Gianfranco Ferré posiziona in assoluta evidenza almeno tre richiami all’ispirazione giapponese: le maniche a kimono, aperte e leggermente fluttuanti, la fascia in vita - in questo caso decisamente più morbida dell’obi - e la sontuosa “macchia” decorativa floreale su uno sfondo mosso da motivi discreti. Il pantalone neutro, da città, enfatizza per contrasto, il carattere della composizione estetica.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Anche la scelta dei tessuti, declinati nei toni del grigio su nero, rivela un chiaro riferimento, attualizzato, al Giappone. “La cintura-obi e la fusciacca alta, chiusa sul dietro da laccetti, coprono l'ombelico e segnano la vita, fermando la giacca, in modo aggraziato”.

“Peonie e Farfalle”, 1832 di Katsushika HokusaiCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Katsushika Hokusai “Peonie e Farfalle”, 1832.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Una volontà di eleganza mi ha spinto ad ammorbidire e a rendere sinuosa la figura femminile, senza per questo rinunciare alla perfezione della struttura del capo…” al quale Ferré offre un apporto delicato e prezioso grazie ai fiori piazzati e sfumati ad ago.

Tre ragazze moga a Tokyo, 1928 di Kagayama KyoyoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Tre ragazze moga a Tokyo, 1928, fotografia di Kageyama Koyo. Moga è il termine giapponese, talora usato con una sfumatura anche negativa, con cui negli anni Venti del secolo scorso venivano definite le ragazze alla moda ed “emancipate”, con i capelli già tagliati corti, a grandi linee equivalente all’inglese flappers, al francese garçonnes, all’italiano maschiette.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Questi riferimenti più vicini al presente costruiscono il mood della collezione nella scelta delle fantasie tessili, nella declinazione del nero e dei grigi che dominano le atmosfere delle ombre.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Influenze orientali, riportate nei “Roaring Twenties” spingono Ferré a ricercare nelle stampe, inserti e fantasie nipponiche insolite “come in un gioco al computer, sovrapponendo per un istante in un'unica immagine, raffinata e sfuggente, fantasie, colori e lavorazioni differenti".

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Anche nelle fogge, libere, sciolte, ondeggianti, appena appoggiate alla silhouette si legge con facilità un omaggio alle “impertinenti” moga girls di Shanghai, negli anni di maggior apertura della metropoli all’Occidente.

"Samurai in armatura", 1860 circa di Felice BeatoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Shōgun - letteralmente “comandante dell’esercito” - era un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868. Il titolo, equivalente al grado di generale, era riservato alla carica più alta delle forze armate nipponiche. Nonostante ogni shōgun dovesse essere nominato tale dall'imperatore, la nomina era un atto puramente formale. A tutti gli effetti, lo shōgun è dunque la figura di riferimento dell’Impero del Sol Levante, feudale e guerriero.

"Takasugi Shinsaku con indosso l'armatura da scherma", fine del periodo Edo di AnonimoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ugualmente marziale è l’aspetto di Takasugi Shinsaku (1839-1867), lottatore di kendo del tardo periodo Edo, in questo ritratto fotografico.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“La fierezza del Giappone feudale, di un mondo guerriero, i suoi rituali, i suoi codici di comportamento e di espressione, una dimensione che in ogni suo aspetto esprime una bellezza insieme temibile ed eccezionalmente raffinata” sono evidenti nell’incisivo design dei blouson in pelle impunturata, marcata dai tagli aggressivi della forma.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Gianfranco Ferré veste un esercito di donne guerriere, moderne samurai, per uno stile metropolitano anni ‘80. Mantelli a vestaglia lunghi al polpaccio, fermati in vita da tubolari in pelle, ripropongono la razionalità dei tagli del kimono, per i quali lo stilista utilizza materiali occidentali come il loden e la nappa, sottolineati da finiture interne rosse.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Stile austero, elegante e formale, appropriato al carattere determinato della donna guerriera di Ferré, definito dal tratto distintivo della pelle nera segnata dal rosso.

"Tomoe Gozen", periodo Edo di Shitomi KangetsuCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Dipinto di una donna samurai, opera di Shitomi Kangetsu (1747-1797), rappresentante della scuola artistica ukiyo-e - pittura della vita che passa, del mondo fluttuante - propria del periodo Edo.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ecco dunque le “guerriere gentili” che nel decoro trovano femminilità, grazie alla fusciacca obi su cui Ferré pone una cintura doppiata e annodata alla maniera dei samurai.

Simbolo ensōCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il cerchio, ensō, simboleggia l'illuminazione, la forza, l'universo ed è spesso impiegato dai maestri zen come firma delle loro opere.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Proprio l’ensō, qui riprodotto serialmente anche a stampa sul tessuto, è invece la forma che meglio racconta l’identità estetica di matrice nipponica di questa avvolgente cabane.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Dal tessuto alla pelle: Ferré utilizza con disinvoltura la configurazione dell’ensō, uno dei soggetti più comuni della calligrafia giapponese, anche per i suoi giochi materici.

"Giapponesi in obi", foto dal libro "Japan and Japanese", prima del 1902 di AnonimoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Donne giapponesi in kimono con cintura-obi in evidenza, in un’immagine fotografica scattata intorno al 1900. L’obi è la fusciacca o cintura tipica del Paese, indossata principalmente con i kimono e i keikogi sia da uomini che da donne.

Gianfranco Ferré, Schizzo Autunno / Inverno 1981Centro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

L’obi disegnato da Gianfranco Ferré per la collezione Autunno/Inverno 1981-82…

Redazionale Vanity, 1981 di Antonio LopezCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

… e rivisto da Antonio Lopez per “Vanity”, 1981.

Gianfranco Ferré, Schizzo Autunno / Inverno 1981Centro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Il Giappone mi ha regalato un’altra folgorazione: l’elaborazione di forme complesse a partire da quelle semplici, un po’ nell’ottica dell’origami, ovvero nel rispetto della leggerezza e della lievità delle architetture che si possono realizzare. Ecco dunque la decisione di certi tagli e accorgimenti presi a prestito dalla civiltà del kimono e dal motivo ricorrente dell’obi”.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nel bustier in taffetà nero, doppiato ed impunturato, troviamo la purezza della tradizione e la severa ritualità dell’obi. Costituito da tre fasce orizzontali e da una quarta inserita verticalmente, “l’obi secondo Ferré” vuole generare emozione e attesa, una pausa a effetto come in un haiku, che intenzionalmente non annuncia la conclusione. Mentre la giacca dal taglio razionale a kimono è resa magnifica dal tessuto interno, stampato in ordito a ikat e percorso da pennellate diagonali rosse, rosa, gialle e azzurre, secondo una tecnica pittorica legata allo zen.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nel neo-obi, diventato bustier e rilucente di paillettes, Ferré dà respiro alla sensualità libera del nostro tempo, allontanandosi intenzionalmente dalla casta compostezza del modello di riferimento, pur conservandone appieno il potenziale di esaltazione della femminilità.

Gianfranco Ferré, Schizzo Autunno / Inverno 1981Centro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Tratti raffinati, segni puliti ed eleganti, colori in armonia: sorprendentemente, anche negli schizzi da cui nasce la collezione, si ravvede un’affinità con la “via della scrittura” giapponese.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Sovrapponendo alla fusciacca-obi in tessuto la cintura porta-spada doppiata e annodata di ogni guerriero nipponico, dallo shōgun al samurai, Ferré non intacca minimamente la femminilità dell’insieme.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nella visione progettuale di Gianfranco Ferré ogni riferimento, pur legato a stilemi antichi, è riportato alla più provocante modernità. È il caso di questo mini-abito, composto da sette lembi quadrati in pelle rossa, sorretto sulla schiena da due bretelle e segnato in vita da un’alta fascia-obi in tessuto, illuminata da una cintura in vernice e fermata dal doppio nodo, firma personale del samurai, quale suo tipico porta-spada.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Gianfranco Ferré fa proprio tutto ciò che è puro in sé come il corpo, esibito nella sua forza e nella sua nudità. A esso dà carattere con bustier rigidi, in pelle e con budelli tubolari doppiati, che segnano il punto-vita, focus della silhouette e dunque della femminilità.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il costume da bagno in lycra stupisce perché si rivela scomponibile: grazie ad una zip si stacca la parte superiore rigida in tessuto laccato, decorata e completata da un tubo vuoto in metallo a doratura galvanica. Il richiamo al Giapponesi ritrova nei nastri in taffetà impunturato e nel sottile budello in pelle, che replicano le cinghie di sostegno della cintura-hakama da samurai.

Nodo bunko musubiCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il nodo bunko musubi somiglia ad un grande fiocco: utilizzato per tenere insieme più libri viene anche posizionato sul lato posteriore del kimono.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1985 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Imbrigliare i volumi fluidi o rigidi della forma è una prerogativa di Ferré: con l’obi rilegge l’atto del fissare l’equilibrio e l’energia grazie al nodo bunko musubi - letteralmente “legatura a scatola”. In questi capi, il tessuto tagliato in sbieco lo ricrea sul dietro, trasformandolo in un grande fiocco.

Illustrazione di Genji Monogatari, XIX secolo di AnonimoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il Genji monogatari - letteralmente "Il racconto di Genji" - scritto nell'XI secolo dalla dama di corte Murasaki Shikibu, vissuta nel periodo Heian, è considerato uno dei capolavori della letteratura giapponese, così come della letteratura di tutti i tempi. Il poema ha affascinato Gianfranco Ferré, che ha tradotto con un piglio essenziale gli splendori rituali dell’eleganza della corte imperiale.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Come in una parata di donne imperiali, “…per la sera, mi è sembrato normale che la silhouette diventasse ancora più morbida, ancora più sensuale, privilegiando i tessuti più duttili e sciolti, come la georgette e il satin. Ma senza rinunciare alla perfezione della struttura”. Non è difficile, ammirando questo abito dal glamour del tutto contemporaneo, ritrovare la presenza silenziosa delle donne nella Città Proibita, segnalata unicamente dal fruscio delle loro vesti.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

L’identità dell’abito si ritrova in alcune sue parti, in piena evidenza, come le maniche, la fascia-obi decorata con crisantemi e l’obi-ita, una sottile tavoletta rigida che viene posta sotto il secondo strato di stoffa dell’obi stesso, perché mantenga la stabilità e non si pieghi.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2003 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Si tratta di dettagli che diventano gli elementi di identificazione estetica, quasi il DNA decorativo dell’abito, sempre vissuto da Ferré come un ricercato racconto.

"Uomo con chonmage", periodo Edo di Katsushika HokusaiCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il chonmage è l’acconciatura tradizionale maschile giapponese, associata nel periodo Edo ai samurai e ora ai lottatori di sumo.

Gianfranco Ferré, Advertising Primavera / Estate 1986 di Herb RittsCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Gianfranco Ferré trascrive in appeal contemporaneo e femminile il chonmage, in cui la sommità della testa veniva rasata mentre i capelli lunghi sul dietro, unti con olii, erano raccolti in una coda trattenuta o ripiegata sul capo.

Ritratto di un attore del tradizionale teatro kabukiCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Volto del teatro kabuki, con il tipico trucco, keshō, che privilegia il bianco, quale simbolo della bellezza femminile e della gioventù, e il rosso. Come osserva Roland Barthes in proposito: “Il volto teatrale non è dipinto né imbellettato: è scritto”.

Gianfranco Ferré, Autunno / Inverno 1981 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Come avviene sul volto teatrale spersonalizzante delle maschere del kabuki, Ferré dà forza all’immagine della sfilata segnando sul viso delle modelle una traccia rossa allungata sulla distesa ”vuota” del bianco capace di cancellare, come nella geisha, ogni traccia dei lineamenti, che traducono fragilità.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Si ritorna alla aggraziata severità nipponica per quanto riguarda gli accessori. La forma dei bracciali in lamina di ottone ricoperta in nappa marrone e rosso lacca risalta per la sua rigorosa purezza.

Gianfranco Ferré, Advertising Primavera / Estate 1986 di Herb RittsCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

La tradizione giapponese non concepisce l’accessorio vistoso quale elemento caratterizzante del canone estetico femminile. Ferré mitiga però il rigore da samurai grazie al bracciale-polsiera rosso lacca in metallo con profili dorati, trasposizione libera e ben evidente della simbologia dell’ornamento.

Gianfranco Ferré, Advertising Primavera / Estate 1986 di Herb RittsCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il rimando tra accessorio e capo è la chiave estetica fondamentale per la lettura del completo: il rigore prezioso del bracciale si confronta direttamente con l’essenzialità dell’abito, ovviamente ammorbidito dal ricorso al tessuto e nel suo rimando alle forme del corpo.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nella versione in pelle, il budello obijime-marugumi trova una sua declinazione nel nodo che diventa parte, ma soprattutto elemento decorativo essenziale, anche del bracciale-polsiera.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1986 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

L’alto bracciale rigido attorno al quale si avvolge il nodo obijime-marugumi e la fascia-obi a cui si sovrappone la cintura-portaspada da samurai: due accessori, tutt’altro che dettagli, determinano in toto il carattere del look.

Disegno della mappa del GiapponeCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Decisamente, questo popolo ha classe. Nessuna traccia di volgarità. Hanno stile. Rigore e grazia in una combinazione paradossale".
(Emil Cioran)

Gianfranco Ferré, 1996Centro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Parole, idee e pensieri di Gianfranco Ferré, proposti come citazioni, sono ricavati da sue interviste, note, lezioni e appunti, esprimendo nella forma più diretta e immediata la passione per “l’infinito viaggiare”, reale ma molto più spesso immaginario, che ha sempre animato il suo stile e le sue collezioni.
 
Pubblicazioni:
Barthes Roland, L’impero dei segni, Einaudi, Torino, 1984.
Bing Samuel, Le Japan artistique, maggio, 1888.
Calza Gian Carlo, Stile Giappone, Einaudi, Torino, 2002.
Calza Gian Carlo, Hokusai. Il vecchio pazzo per la pittura, Electa, Milano, 1999.
Cento Haiku, a cura di Irene Iarocci, Guanda Editore, Parma, 1994.
Dewey Jhon, L’arte come esperienza, La Nuova Italia, Firenze, 1951.
Loti Pierre, Madame Chrysanthème, Edouard Guillaume, Parigi,1888.
Kuki Shuzo, La struttura dell’iki, a cura di G. Baccini, Adelphi, Milano, 1992.
Morena Francesco, Ukiyo-e. Utamaro, Hokusai, Hiroshige, Giunti Editore, Firenze, 2007.
Maraini Fosco, Giappone Mandale, Electa, Milano, 2006.
Murasaki Shikibu, Storia di Genji il principe splendente (Genje monogatari), A. Motti, Einaudi, Torino, 1953.
Haga Tōru, Color and Design in Tokugawa Japan, in Japan Color, Chronicle Books, San Francisco, 1982.
Komiyama M., Elementi di storia dell’arte e dell’estetica giapponese, Rnpizu-do, Milano, 1987.
Menegazzo Rossella, Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Skira, Milano, 2011.
Musée de la Mode et du Costume, Japonisme et Mode, Edition des musées de la Ville de Paris, Paris, 1996.
Shimizu Christine, Lacche giapponesi, A. Mondadori Editore, Milano,1988.
Tanaka Ikko, Semplificazione e Design, in C.G. Calza, Segno e colore, Electa, Milano, 1996.
Tanizaki Junichiro, Libro d’ombra, a cura di G. Mariotti, Bompiani, Milano, 1982.
Yamakazi Masakazu, On the Art of the Nô Drama: The Major Treatises of Zeami, (traduzione di J. Thomas Rimer) Princeton University Press, Princeton, 1984.
Articoli
Il testamento di Ferré, n° 110 | agosto-settembre 2007 di Giampaolo Atzeni, in ARTE IN.
Gianfranco Ferré, Exotic inspirations, International Herald Tribune Luxury Conference, Istambul, dicembre 2006.

Cartelle Stampa relative alle collezioni Gianfranco Ferré Prêt-à-Porter Donna Autunno/Inverno 1981-82, Autunno/Inverno 1985-86, Primavera/Estate 2003.

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.

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