Il Museo è tra i più antichi e importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio archeologico.
L’origine e la formazione delle sue collezioni sono legate alla figura di Carlo III di Borbone che, asceso al trono del Regno di Napoli nel 1734, si fece promotore dell’esplorazione delle città vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. e del progetto di un Museo Farnesiano, con il trasferimento in città di parte della ricca collezione ereditata dalla madre Elisabetta.
Si deve al figlio Ferdinando IV la decisione di riunire nell’attuale edificio la collezione Farnese e la raccolta vesuviana, che costituiscono i due nuclei principali del Museo.
Il palazzo, sorto alla fine del ‘500 con la destinazione di cavallerizza e dal 1616 sede dell’Università, fu interessato a partire dal 1777 da una lunga fase di lavori di ristrutturazione e ampliamento, affidati agli architetti Fuga e Schiantarelli.
I primi allestimenti videro la luce durante il Decennio francese (1806-1815) e, con il ritorno dei Borbone a Napoli nel 1816, il Museo assunse la denominazione di Real Museo Borbonico.
Concepito come un’istituzione a carattere enciclopedico, nell’edificio furono ospitati vari
istituti e laboratori (la Real Biblioteca, l’Accademia del Disegno, l’Officina dei Papiri e un Osservatorio astronomico mai completato), successivamente trasferiti in altre sedi.
Con l’Unità d’Italia il Museo divenne Nazionale. Le sue collezioni sono andate progressivamente arricchendosi attraverso i reperti provenienti da scavi condotti in Italia Meridionale, oltre che dal collezionismo privato.
Il trasferimento della Pinacoteca a Capodimonte nel 1957 ne ha determinato l’attuale fisionomia di Museo Archeologico.
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