Ritratti

I ritratti della pinacoteca del Castello Sforzesco

Ritratto di Borso d’Este (Tra il 1469 e il 1471) di Baldassarre d’Este [Vicino da Ferrara] (ambito di)Castello Sforzesco

Baldassarre d’Este, "Ritratto di Borso d’Este"

Il ritratto raffigura Borso d’Este, duca di Ferrara tra il 1452 e 1471. L’opera sembra essere un oggetto di rappresentanza: dopo essere stato dipinto a corte potrebbe essere stato spedito a Milano a Gian Galeazzo Sforza.

La posizione di profilo, che riprende i modelli della monetazione antica, e lo sfondo blu ricordano la tipologia dei ritratti milanesi.

Bona di Savoia presentata da una santa martire (1471/1472) di Pittore lombardoCastello Sforzesco

Zanetto Bugatto, "Bona di Savoia presentata da una Santa Martire"

In questo quadro si trovano due ritratti: una Santa Martire, cioè una donna uccisa per testimoniare il cattolicesimo, il cui simbolo identificativo è una foglia di palma, che con la mano sinistra accompagna Bona di Savoia, duchessa di Milano, inginocchiata a sinistra.

Nella scena devozionale la protagonista Bona, sostenuta dalla Santa, è in adorazione di Maria o di Gesù, che probabilmente erano raffigurati nella parte mancante del dipinto.

Ritratto di Galeazzo Maria Sforza (Tra il 1474 e il 1476) di Zanetto Bugatto (attribuito a)Castello Sforzesco

Zanetto Bugatto (attribuito a),"Ritratto di Galeazzo Maria Sforza"

L’autore è stato il pittore di corte del duca Galeazzo Maria Sforza; il modello del ritratto trae spunto dalle monete antiche e dalle medaglie, secondo i canoni stilistici della Lombardia nel Quattrocento. Quest’opera, abbinata a quella precedente, era originariamente posizionata sull’altare di San Giuseppe nel Duomo di Milano.

Ritratto femminile (Tra il 1505 e il 1507) di Andrea SolarioCastello Sforzesco

Andrea Solario, "Ritratto di dama"

Non si è certi sull’identità di questa dama, che per anni è stata considerata Isabella d’Aragona (1471-1529), figlia del re di Napoli e sposa di Gian Galeazzo Sforza nel 1489: altri quadri che la raffigurano non mostrano gli stessi tratti somatici.

Decisamente interessante è la vivacità cromatica della veste, che, osservata da vicino, mostra molti dettagli decorativi del tessuto.

Le sante Dorotea e Lucia con un devoto (1508) di Girolamo GiovenoneCastello Sforzesco

Girolamo Giovenone, "Santa Dorotea e Santa Lucia con un devoto"

Quest’opera, abbinata ad un’altra coerente in stile anch’essa al Castello, è registrata in un passo scritto del cronista di Biella Carlo Antonio Coda, che la descrive sull’altare della famiglia Meschiati nella chiesa di San Domenico a Biella. Era usanza infatti per le famiglie nobili sovvenzionare le comunità religiose, così che queste si occupassero della famiglia a livello spirituale. Dallo stesso passo scopriamo che sono due fratelli, Bartolomeo e Pietro, a pagare nel 1508 per avere un’ancona dove ci sono anche i loro ritratti. Non è purtroppo possibile dire quale dei due fratelli sia raffigurato, ma il testo ci risulta utile perché tramanda i nomi delle Sante sul retro: Dorotea e Lucia.

Ritratto di Lorenzo Lenzi (1527 - 1528 circa) di Agnolo Allori, detto BronzinoCastello Sforzesco

Agnolo di Cosimo detto il Bronzino, "Ritratto di Lorenzo Lenzi"

In quest’opera del Cinquecento fiorentino è stato possibile riconoscere l’identità del ragazzo raffigurato analizzando i versi scritti nel libro che regge in mano.

Si sono riconosciuti nella pagina di destra un sonetto del poeta Francesco Petrarca, mentre sull’altra è trascritto un sonetto che il poeta Benedetto Varchi, amico dell’artista, dedica a Lorenzo Lenzi.

Il fatto che questa seconda pagina sia illuminata e più vicina allo spettatore non è casuale: serve a indicare che la figura che regge il libro è proprio il dedicatario del sonetto, così da rendere inequivocabile il ritratto.

Ritratto di donna che regge l’effigie del defunto (Tra il 1525 e il 1528) di Bernardino LicinoCastello Sforzesco

Bernardino Licinio, "Ritratto di gentildonna che sostiene l’effigie del marito"

L’opera è interessante per il sapiente utilizzo dello strumento del ritratto: riconosciamo una figura femminile che regge un quadretto con il volto di un uomo, ma è dai dettagli della veste che traspare l’aspetto nostalgico, nonché il soggetto dell’opera.

La veste nera simboleggia lo stato vedovile della donna e i ricami su questa, con i due cagnolini che prima corrono e poi si riposano insieme sul prato, simboleggiano la fedeltà tra due figure, lasciandoci quindi pensare che fossero marito e moglie.

Ritratto di uomo che legge (Tra il 1517 e il 1523) di Antonio Allegri, detto CorreggioCastello Sforzesco

Antonio Allegri detto il Correggio, "Ritratto di uomo con libro"

L’opera è uno dei pochi ritratti nella produzione di questo artista. Ancora oggi non è possibile definire l’identità del personaggio in atto di leggere.

Osservando il quadro si nota la presenza di un cervo nella parte a destra e questo elemento può essere un suggerimento: alcuni ritengono che il volume sia un petrarchino, un libro con i sonetti del famoso poeta italiano Francesco Petrarca, forse aperto su uno di due componimenti dove si cita un cervo, mentre altri critici considerano l’animale come un simbolo araldico, prendendo come riferimento uno stemma nella cappella Del Bono della chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma.

Ritratto di Livia de Lanchi (Terzo quarto del Cinquecento) di Europa Anguissola (attribuito a)Castello Sforzesco

Europa Anguissola (attribuito a), "Ritratto di Livia de Lanchi"

La persona raffigurata è indicata sul quadro con una scritta nell’angolo in alto a sinistra, inizialmente coperta da una ridipintura e svelata dopo un restauro: livia de lanchis | anno […] 18.

L’autore di questo quadro non è certo, ma per somiglianze stilistiche si può ipotizzare una delle Anguissola, una famiglia di sei sorelle pittrici originarie di Cremona del Cinquecento. Fra queste sembra più plausibile riconoscere nel quadro la mano di Europa, attiva nell’ottavo decennio del secolo, periodo in cui andavano di moda gli abiti della figura effigiata.

Ritratto del poeta Raffaele Zovenzoni (Il poeta laureato) (1467 circa) di Giovanni BelliniCastello Sforzesco

Giovanni Bellini, "Il poeta laureato (Ritratto del poeta Raffele Zovenzoni)"

Quest’uomo è rappresentato secondo i canoni dell’umanista ideale: a tre quarti, con i capelli raccolti in un ramo di mirto e la veste all’antica.

L’identificazione è stata possibile grazie ad una miniatura con il ritratto del poeta Raffaele Zovenzoni, conservata presso la Biblioteca Trivulziana del Castello Sforzesco e accompagnata da una lettera dello stesso che dichiara l’esistenza di un quadro con medesimo soggetto realizzato da Giovanni Bellini.

Ritratto di giovanetto (Tra il 1524 e il 1527) di Lorenzo LottoCastello Sforzesco

Lorenzo Lotto, "Ritratto di giovanetto con libro"

Non abbiamo notizie sull’identità di questo ragazzo, che sembra seduto e colto nel momento in cui ha appena chiuso il libro. Non esiste nemmeno una fonte certa che possa ascrivere l’opera al corpus dell’autore, Lorenzo Lotto, ma la vicinanza stilistica con altri ritratti dello stesso, genere in cui l’artista dà prova di alta capacità, portano la critica a concordare universalmente sull’attribuzione.

Ritratto di gentiluomo con cagnolino (1530) di Antonio SacchienseCastello Sforzesco

Antonio Sacchiense, "Ritratto di gentiluomo con cagnolino"

L’opera è firmata e datata da questo pittore di origini friulane.

Non abbiamo notizie sull’identità dell’effigiato, ma gli elementi del ritratto fanno riferiento alla sua cultura (il libro)

e alla fedeltà (il cagnolino).

La composizione suddivisa su due piani, il ritratto frontale e lo sfondo dietro un parapetto riprendono i canoni ritrattistici della pittura veneta.

Madonna in trono con il Bambino e i santi Francesco e Antonio di Padova e un donatore (1528 - 1529 circa) di Girolamo da Romano, detto RomaninoCastello Sforzesco

Girolamo da Romano, detto Romanino, "Madonna in trono con il Bambino e i Santi Francesco e Antonio di Padova e un donatore"

Nella scena devozionale l’unico ritratto realistico è quello del donatore, di cui non si conosce l’effettiva identità.

Ritratto di Bartolomeo Colleoni (Tra il 1566 e il 1569) di Giovan Battista MoroniCastello Sforzesco

Giovan Battista Moroni, "Ritratto di Bartolomeo Colleoni"

Come si evince dalla firma in basso, il ritratto rappresenta Bartolomeo Colleoni, condottiero della città di Bergamo.

La raffigurazione di profilo e a mezzo busto, con la corazza e il capo scoperto, riprende il modello ritrattistico tipico delle medaglie del tempo.

Ritratto dell’ambasciatore Gabriel de Luetz d’Aramont (1541/1542) di Tiziano VecellioCastello Sforzesco

Tiziano Vecellio, "Ritratto dell’ambasciatore Gabriel de Luetz Monseigneur d’Aramon"

L’opera appartiene al famoso pittore veneto, come attesta la firma in cima alla tela. Dalla dedica si deduce anche l’identità dell’effigiato: un diplomatico e uomo d’ami francese al servizio del re Francesco I che, a causa di alcuni misfatti, venne esiliato, ma grazie all’ambasciatore francese a Venezia fu riaccolto a corte e svolse compiti diplomatici a Costantinopoli e in Turchia.

Ritratto del procuratore Jacopo Soranzo (1550 - 1551 circa) di Jacopo Robusti, detto TintorettoCastello Sforzesco

Jacopo Robusti detto Tintoretto, "Ritratto del procuratore Jacopo Soranzo"

Questo ritratto è pervenuto al Castello insieme ad altre due tele che nel complesso raffiguravano la famiglia Soranzo, di origine veneta.

Ritratto del chirurgo Enea Fioravanti (Dopo il 1625) di Daniele CrespiCastello Sforzesco

Daniele Crespi, "Ritratto del chirurgo Enea Fioravanti"

L’identificazione della figura è possibile grazie alla scritta riportata sul retro della tela, che indica sia il soggetto che l’artista.

Segno distintivo del chirurgo è il teschio nella sua mano, segno dei suoi studi e della conoscenza dell’anatomia.Non è invece possibile affermare cosa sia la medaglia che porta al collo: forse un’onorificenza, forse un simbolo con un significato particolare.

Ritratto della nobildonna Angelica de Alessandri (1643) di Carlo CeresaCastello Sforzesco

Carlo Ceresa, "Ritratto della Nobildonna Angelica de Alessandri"

La storia di questo quadro è narrata nelle scritte apposte negli angoli superiori del dipinto, dalle quali si evince che il quadro è stato realizzato come testimonianza d’affetto – amoris ergo – dal genero della donna, Zaccaria Novati, nel 1643.

Deduciamo inoltre che al momento del ritratto la donna fosse già vedova, poiché sulla sua fronte è posizionato il fermaglio al quale si attaccava il velo vedovile.

Ritratto di Ortensia Mancini, duchessa di Mazzarino (Tra il 1676 e il 1680) di Jacop Ferdinand Voet (attribuito a)Castello Sforzesco

Jacob Ferdinand Voet (attribuito a), "Ritratto di Ortensia Mancini, duchessa di Mazzarino"

L’opera si collega ad una serie di trentasette quadri che l’artista ha realizzato tra il 1671 e 1672 per la collezione Chigi nel palazzo di Ariccia, vicino Roma, dove effigia i volti di donne romane al tempo conosciute per la loro bellezza. Il successo del ciclo impegnò il pittore e la bottega nella realizzazione di copie, tra le quali si annovera l’opera del Castello.

La donna qui ritratta è Ortensia Mancini, duchessa di Mazzarino.

Ritratto di giovane in veste di scultore (1730 circa) di Vittore Ghislandi, detto Fra’ GalgarioCastello Sforzesco

Vittore Ghislandi detto Fra’ Galgario, "Ritratto di giovane in veste di scultore"

L’autore di questo quadro è famoso per la produzione di ritratti “di carattere”, cioè ispirati a modelli reali, ma con l’intenzione di rendere un’idea piuttosto che un personaggio specifico.

In questo caso è rappresentato uno scultore, come si può dedurre dalla statuetta che il ragazzo regge in mano.

Ritratto di giovane in veste di artista (1730 circa) di Vittore Ghislandi, known as Fra’ GalgarioCastello Sforzesco

Vittore Ghislandi detto Fra’ Galgario, "Ritratto di giovane in veste di artista"

Anche questo quadro rientra nel genere dei ritratti “di carattere” per cui il pittore è famoso.

Il soggetto è la personificazione di un artista, rappresentato con queste vesti colorate e con in mano uno stilo porta gessetto, unito con un filo ad una stecca, forse un “ferma mano”.

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