Gli ori della Magna Grecia fanno parte della ricca collezione del MANN, che si forma a partire dalla fine del Settecento grazie a campagne di scavo, donazioni e acquisti di collezioni private.
Collana (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Fin dai tempi più remoti l’oro, grazie alla sua duttilità, lucentezza, incorruttibilità e rarità è stato associato al mondo divino. Era simbolo di regalità, di ricchezza e la sua ostentazione poteva testimoniare il proprio rango sociale d’appartenenza.
L’esibizione del lusso, nel tempo, rientrò in specifici costumi sociali connessi a particolari cerimonie collettive, come il matrimonio e i funerali, durante i quali la donna era solita indossare gioielli a completamento del proprio abito, come spilloni e fibule.
La produzione orafa
Durante il I millennio la produzione orafa in Grecia si diffuse in modo piuttosto limitato e risentì, per quanto riguarda l’oreficeria di corte, dell’influsso orientale dovuto ai contatti commerciali con la Fenicia. L’uso dell’oro, le cui più antiche fonti di approvvigionamento si trovavano nella regione del Caucaso, nella Georgia, in Armenia e in Siria, risulta piuttosto raro nel periodo di formazione delle poleis greche il cui assetto politico di stampo egualitario, si costituì in evidente opposizione alla precedente tradizione aristocratica.
Fermatrecce (6th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
A partire dalla metà dell’VIII sec. a.C. la fondazione di colonie greche, in Italia meridionale e nel Mediterraneo occidentale, determinò l’intensificarsi degli scali commerciali e la diffusione di elementi culturali foceo-ionici nell’area tirrenica, anche grazie alla possibilità di sfruttare le miniere di ferro dell’isola d’Elba.
Durante il VI sec. a.C. i gioielli magno-greci ed etruschi si conformarono ai modelli ionici, così come attestano i manufatti in oro provenienti perlopiù dai contesti funerari come quelli di Ruvo di Puglia, che hanno restituito i fermatrecce e la bellissima collana d’oro con pendenti.
Fermatrecce (6th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
I fermatrecce servivano ad ornare le acconciature femminili: i capelli erano avvolti attorno alla parte cilindrica, lasciando in vista il cerchio più largo, decorato con le tecniche della granulazione, del pulviscolo e della filigrana.
Fermatrecce (6th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La granulazione è un’antica tecnica di lavorazione dell’oro che consiste nel saldare ad un supporto di lamina aurea, dei piccolissimi grani sferici, dello stesso metallo, che possono essere impiegati o a comporre motivi decorativi o per enfatizzare alcuni dettagli.
Se la decorazione prevede grani di dimensioni microscopiche, si chiama allora pulviscolo.
Fermatrecce (6th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Le rappresentazioni sono ottenute a rilievo, attraverso la lavorazione a sbalzo di una sottile lamina d’oro che presenta una decorazione molto elaborata e complessa che si snoda su tre fasce parallele costituite da un motivo a treccia, da crateri e da maschere di Gorgone alternate a sfere.
Le collane di Ruvo della collezione Ficco
La collana è composta da un intreccio di fili d'oro e da una rete di maglie di diversa ampiezza cui si agganciano una serie di pendagli raffiguranti ghiande, fiori di loto e teste di Sileno.
Collana (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
I pendenti, realizzati a matrice, sono minuziosamente resi; si noti ad esempio la rifinitura dei capelli e della ruga sulla fronte delle teste dei sileni, ottenute con la tecnica della granulazione. Le ghiande sono invece caratterizzate dal pulviscolo.
Collana (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nel complesso, la disposizione dei pendenti e dell’intreccio di catenelle forma un disegno geometrico di pieni e di vuoti che, nel registro superiore della collana assumono forme triangolari e pentagonali, mentre in quello inferiore, romboidali.
Il gioiello sarebbe stato realizzato da maestranze etrusche e secondo una recente interpretazione, non si tratterebbe di una collana ma di una decorazione del vestiario.
Collana (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La collana è anch’essa attribuibile a maestranze etrusche ed è costituita da 44 grani globulari in lamina d’oro, decorati a sbalzo.
La superficie dei globetti è caratterizzata sia dalla granulazione che dal pulviscolo, che mettono in risalto le raffigurazioni di palmette e foglie d’edera.
Fibule da Ruvo
In Magna Grecia a partire dal V sec. a.C. si registrò un incremento nella produzione di oreficerie e si distinsero importanti centri produttori come Taranto. Anche in Apulia ed in Campania la realizzazione di manufatti preziosi fu piuttosto intensa. Si inserisce in questo periodo la serie di fibule sempre provenienti da Ruvo. Gli esemplari più antichi sono ad arco semplice e decorati da una melagrana realizzata da lamina battuta, che pende dalla fibula con una catenella.
Coppia di Fibule (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La melagrana è decorata sia nella parte superiore che in quella inferiore da una baccellatura, cioè un motivo ornamentale a rilievo, ottenuto con una serie di scanalature concave. E' liscia nella fascia centrale e presenta all'estremità inferiore del ciondolo, un bocciolo con calice semiaperto, decorato in filigrana.
Coppia di Fibule (6th-5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Altre coppie di fibule della collezione Magna Grecia sono ad arco ingrossato nella parte centrale e presentano all'estremità della staffa la raffigurazione di una testa di ariete finemente caratterizzata. L’arco e la staffa sono inoltre decorati da elementi triangolari e spiraliformi in filigrana.
Coppia di Fibule (5th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La coppia di fibule è ad arco semplice con staffa corta liscia e ripiegata, con all'estremità la raffigurazione di un fiore cavo a dodici petali.
La produzione orafa dal IV sec. a.C.
Dal IV sec. a.C. la produzione di oreficerie rispecchiò il più generale fenomeno di ellenizzazione che interessò non solo le città della Magna Grecia, ma anche i territori etruschi; un ruolo fondamentale fu quello di Taranto, dove venivano prodotte collane a nastro, con o senza bulle, orecchini a disco con piccoli vasi, teste femminili e elementi geometrici come pendenti.
Coppia di orecchini (Second half of 4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Gli orecchini sono costituiti da un disco con al centro una testa di Gorgone stampigliata, incorniciata da una fila di globetti e da una di archetti seguita da un motivo a onde.
Coppia di orecchini (Second half of 4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Dal disco pende un elemento piramidale decorato da motivi vegetali e al quale sono ancorati tre ulteriori parti pendenti formati dall'alternanza di raffigurazioni di tipo vegetale, come ghiande, foglie di pioppo, di quercia e palmette.
Orecchini
Gli orecchini erano molto diffusi e la loro esibizione poteva connotare lo status di donna sposata. Avevano una funzione ornamentale e la loro deposizione all'interno dei corredi funerari testimonia il loro legame con la defunta. Gli orecchini ad helix (elice) documentano un utilizzo continuativo dei gioielli, che venivano indossati fino alla morte, senza mai essere sostituiti. Questi orecchini, infatti, prevedevano un foro molto ampio nel lobo dell'orecchio, fatto allargare progressivamente per permettere lo scivolamento del corpo tubolare dell'elice, successivamente fissato dall'incastro di due protomi alle sue estremità.
Coppia di orecchini (Second half of 4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Coppia di orecchini (4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Qui l’estremità degli orecchini è ornata da due testine femminili realizzate a sbalzo e raffigurate a loro volta con indosso la stessa tipologia di gioiello, rappresentato in modo miniaturistisco.
Coppia di orecchini (4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Corona (4th-3rd century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Corone e diademi
Agli inizi del III sec. a.C. Taranto raggiunse il culmine della sua ricchezza che si riflesse in una intensissima produzione di oreficerie che continuò fino alla seconda guerra punica.
La produzione di corone e diademi con giustapposizione di foglie ricavate da lamine d’oro, successivamente saldate a supporto rigido, costituisce un tipo di produzione molto diffuso in questo periodo sia ad Alessandria che in Magna Grecia.
Le corone e i diademi rinvenuti a Taranto e a Metaponto, provengono da necropoli, ed in particolare da sepolture femminili.
È probabile che presso le comunità magnogreche tale oggetto fosse simbolicamente legato alla figura della donna, mentre nei contesti funerari indigeni la corona è stata messa in relazione al simposio, al quale gli uomini partecipavano coronati.
Anelli e Castoni
La produzione tarantina e cumana fu inoltre caratterizzata dalla produzione di anelli con castone aureo ovale o circolare, tendenzialmente indossati alla mano sinistra, decorati da varie raffigurazioni, come il nodo erculeo.
Anello (4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Il gioiello presenta un castone sollevato da due cariatidi ed è decorato frontalmente da un testa di Gorgone incorniciato da due serpenti le cui code formano un nodo erculeo.
Coppia di Fibule (4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Un altro luogo noto per la produzione di fibule fu la Campania, in particolare per il tipo a sanguisuga. Alcuni significativi esempi sono quelli rivenuti nella Tomba Stevens 185 di Cuma. Le fibule in figura sono a staffa lunga, ornata da palmette e da una melagrana con fiore a tredici petali.
Fibula (4th century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
L’ estremità della staffa larga è decorata da un fiore a undici petali con pistillo in pasta vitrea.
Coppia di orecchini (Late 3rd century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Dalla fine del III sec. a.C. la produzione orafa delle città della Magna Grecia fu interessata dall'acquisizione di modelli ormai standardizzati. Si inserisce in questa produzione la bellissima coppia di orecchini provenienti da Ruvo.
Coppia di orecchini (Late 3rd century B.C.)Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Gli orecchini hanno un corpo centrale di forma romboidale con i lati ricurvi verso l’interno, realizzato in filigrana così come la rosetta centrale e i fiori miniaturistici posizionati agli angoli.
Coppia di orecchiniMuseo Archeologico Nazionale di Napoli
Gli orecchini sono inoltre ornati da un pendente sferico in corniola e dal cosiddetto aggancio “a monachina”.
Testi
Mara Esposito
Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento di Studi Umanistici
Corso di Archeologia della Magna Grecia
Prof.ssa Bianca Ferrara
Marialucia Giacco - Conservatore della Sezione Magna Grecia MANN
Laura Forte - Responsabile Archivio Fotografico MANN
Photo credits
Giorgio Albano (MANN)
Francesco Esposito
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