Notizie orali della produzione del pane di Lentini si hanno già dal inizio del Novecento. In passato era preparato dalle massaie che portavano l'impasto da cuocere nei forni comuni e ne lasciavano una parte al proprietario come pagamento.
Era destinato agli operai che lavoravano lontano da casa e quindi doveva durare, senza diventare raffermo troppo in fretta. Le ricette sono state tramandate di madre in figlia con piccole variazioni tra una famiglia e l'altra.
Le sue caratteristiche sono la forma a esse o di ciambella (cuddura) o di galletto (jadduzzu), una crosta sottile e morbida, di colore bruno-nocciola cosparsa con semi di sesamo, una mollica compatta di color giallo paglierino, con alveoli di piccola dimensione, elastica e soffice.
Un pane profumato, con note delicate di frutta secca, spezie, frumento e legna, dal gusto sapido e fresco. La pezzatura più comune è di mezzo chilo ma talvolta raggiunge anche il chilo.
La produzione del pane di Lentini tradizionale prevede l'impiego di semola di grano duro, acqua, sale marino e lievito naturale. Un processo artigianale, lungo e laborioso che non si presta alla produzione industriale. Indispensabile è l'uso di lievito madre, il criscenti, che richiede una cura attenta: deve essere rinfrescato giornalmente aggiungendo acqua e semola. Nell'impasto finale rappresenta circa un 10% del peso della farina.
Dopo l'impasto la massa riposa solo brevemente prima di essere porzionata e modellata manualmente nelle forme classiche, cosparse poi di semi di sesamo. Coperte da teli di cotone, le forme lievitano da due ore a due ore e mezza, secondo la stagione e la temperatura esterna. Grazie a questo processo il pane assume fragranza, consistenza e serbevolezza. Un altro elemento decisivo è la cottura a fuoco diretto.
La Condotta Slow Food di Lentini è impegnata nella salvaguardia e nella promozione del pane di Lentini, un lavoro per lungo tempo ostacolato da difficoltà legate a una legge del 1956 che regolava le quote di pane prodotto in ogni comune e non consentiva la regolarizzazione dei pochi forni tradizionali. Nel frattempo gran parte dei panifici moderni avevano abbandonato i forni a legna, sostituendo il criscenti con lievito di birra, o ricorrendo all'utilizzo di miglioratori e invadendo il mercato con un pane bianco anonimo.
Photos—Archivio Slow Food
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